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Cronaca

Fatture false per oltre 25 milioni di euro: arrestati due imprenditori e un commercialista

Stando alle indagini, avrebbero impiegato più di 400 dipendenti omettendo sistematicamente il versamento dei relativi contributi e ritenute

Due imprenditori di 35 e 46 anni di Treviso e Noventa di Piave e un commercialista di 55 anni di Lecce sono stati arrestati perchè responsabili di reati fiscali, societari e fallimentari. La guardia di finanza ha eseguito oggi un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei tre indagati, al termine di un'indagine dirtta dalla procura lagunare e condotta dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria. 

L'inchiesta ha permsso di accertare che il gruppo, tra le province di Venezia e Treviso e quella di Lecce si sarebbe reso responsabile dell'emissione e dell'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, pari a oltre 25 milioni di euro, e all’illecita intermediazione di manodopera. Più in particolare, le indagini hanno permesso di raccogliere elementi secondo cui gli indagati, tra i quali imprenditori attivi da oltre un decennio nel settore del montaggio e posa in opera di mobili, arredi e infissi per uffici, negozi e stand fieristici, avrebbero impiegato più di 400 dipendenti omettendo sistematicamente il versamento dei relativi contributi e ritenute.

Avrebbero assunto i lavoratori presso società cartiere intestate a prestanome, compensando i debiti fiscali e previdenziali con inesistenti crediti d’imposta. L’effettivo impiego di tali lavoratori, di contro, sarebbe avvenuto, senza soluzione di continuità, in aziende operanti sul mercato a condizioni particolarmente competitive, riconducibili ai partecipi del gruppo. La frode, attuata con l’ausilio di alcuni professionisti, tra i quali il commercialista arrestato, ha permesso alle imprese beneficiarie di disporre di una rilevante forza lavoro a prezzi contenuti con rilevanti effetti distorsivi delle condizioni di libera concorrenza nel settore di riferimento.

Questo meccanismo ha causato all'Erario e alle casse previdenziali un danno quantificato in oltre 16 milioni di euro. Inoltre, il gruppo avrebbe provocato dolosamente il fallimento di una delle società “beneficiarie”, distraendo e dissipando circa 3 milioni di euro in pregiudizio dei creditori.

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