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Cronaca

«Voglio vedere mamma e papà»: Marta si risveglia, è la fine dell'incubo

Dopo due delicate operazioni la 26enne aggredita lunedì pomeriggio in via Marignana a Mogliano Veneto è stata risvegliata dal coma farmacologico in cui si trovava. Il 15enne che l'ha aggredita sarà probabilmente sentito in udienza venerdì prossimo

È stata risvegliata dal coma farmacologico in cui era tenuta da due giorni all'ospedale di Treviso, Marta Novello, la 26enne accoltellata due sere fa da un 15enne a Marocco di Mogliano, in via Marignana. La donna - scrive TrevisoToday - è cosciente e ha parlato con i genitori. «Voglio vedere mamma e papà»: queste sono state infatti le sue prime parole. È probabile che già nelle prossime ore Marta venga ascoltata dagli investigatori dell'Arma dei carabinieri, su delega del tribunale per i minori di Venezia.

Intanto il 15enne arrestato per tentato omicidio, assistito dall'avvocato Matteo Scussat, sarà probabilmente interrogato venerdì prossimo dal magistrato della Procura per i minori di Venezia, Giulia Dal Pos. Il giovane, stando a quanto riferito al suo legale, avrebbe chiesto informazioni sulle condizioni della ragazza, spiegando che voleva semplicemente rapinarla. Dagli investigatori trapela intanto una smentita circa l'eventuale stato psicofisico alterato del 15enne che non sarebbe stato sotto effetto di droghe. Si scava per trovare un legame tra i due, aggressore e aggredita: per questo motivo i carabinieri dell'Arma hanno sequestrato a casa del 15enne il suo smartphone ed il suo pc portatile.

In una piccola comunità come quella di Marocco in cui tutti si conoscono, sono in molti a conoscere bene sia Marta che il ragazzo. «Quando era in prima media, per un paio di volte, gli ho dato delle ripetizioni» racconta ad esempio Andrea Ozochinze, 23 anni. «Era tranquillo, sempre solare: questa cosa che è successa mi ha sconvolto, non può esserci una giustificazione».

La nota dell'avvocato Scussat

«Premetto che sono le prime dichiarazioni che rendo sulla vicenda - spiega l'avvocato Scussat - Sono intervenuto nel processo come difensore di fiducia. Ho incontrato il ragazzo in caserma dopo l'arresto. In questa sede non abbiamo avuto né modo né tempo per un confronto sereno sui fatti occorsi. Conseguentemente in mia presenza non ha reso alcuna dichiarazione. Il confronto c'è stato ieri mattina presso il centro di prima accoglienza minori nel carcere di Treviso. Il ragazzo ha ricostruito la vicenda, abbiamo parlato del movente e della dinamica dei fatti. Ci incontreremo nuovamente in vista del giudizio di convalida dell'arresto. Prima di tale udienza non rilascerò alcuna dichiarazione. Ho dei doveri deontologici e devo salvaguardare l'interesse del minore. I processi si fanno in tribunale. Chiedo di rispettare questa posizione. Posso solo commentare quanto mi è stato riferito dai carabinieri e quanto leggo sui mezzi d'informazione. Si parla di una rapina, anche se vi sono aspetti di atipicità della condotta che sfuggono all'ordinarietà. Quale che sia il movente o l'evento scatenante, modalità e circostanze dell'azione fanno pensare ad un disagio, ad un disturbo che andrà indagato. La famiglia è scossa, chiusa nel dolore, esprime viva preoccupazione per le condizioni di salute di Marta e vicinanza alla sua famiglia».

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