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Cronaca Mestre Centro / Via Ortigara

Rissa fuori dall'Anda hostel, sudafricano accoltellato

Soccorso dai responsabili della struttura. «Subito del cotone affinché si tamponasse». Il fatto mercoledì, l'uomo ha rimediato lesioni al volto e al collo. «C'è un problema di sicurezza». Rosapepe: «Se lo Stato non ci tutela ci coalizzeremo con chi può proteggerci»

«Lo abbiamo soccorso portandogli del cotone affinché si tamponasse le ferite. Poi abbiamo fatto quello che dovevamo, chiamando ambulanza e polizia visto che lui era a terra e in difficoltà». Teatro di un altro accoltellamento figlio di una violenza che nel rione Piave non si ferma e può esplodere in qualsiasi momento, è stato l'ingresso dell'Anda hostel di via Ortigara. A raccontare un'operatrice, responsabile della struttura ricettiva, che ha preferito rimanere anonima per sicurezza pur descrivendo i fatti e anche il contesto in cui è maturata l'ennesima aggressione a colpi di lama, mercoledì verso le 19.

Attraversati i giardini, sulla laterale a pochi passi della stazione, i giovani e giovanissimi provenienti da ogni parte del monedo che arrivano e alloggiano in questo ostello sono centinaia tutto il giorno, tutti i giorni. Poche ormai le situazioni che in quest'area impressionano davvero operatori e manager che gestiscono l'Anda. Perché il degrado, lo spaccio e soprattutto il disagio che si concentra, un po' ovunque, proprio nelle stazioni è sempre presente. Eppure in questi ultimi mesi, spiega la responsabile operativa della struttura con 700 posti letto, «è sicuramente aumentato». 

Le indagini

«Noi qui accogliamo tutti - prosegue - ma il problema della sicurezza è innegabile». Il sudafricano trentenne rimasto a terra ferito quella sera ha trascorso la notte all'Angelo. Dimesso giovedì mattina, con prognosi di dieci giorni per ferite non gravi da arma bianca al volto e al collo, è rimasto coinvolto in una rissa tra conoscenti e ha avuto la peggio. «Un nostro ex ospite, che ha recuperato i bagagli ed è già andato via, è stato portato in caserma e sentito a lungo - prosegue la responsabile - Noi ci siamo messi a disposizione della polizia». Quattro le auto dei carabinieri della caserma di Mestre arrivate sul posto per le indagini. Hanno ascoltato i testimoni e dal momento che l'Anda non ha telecamere all'esterno dell'ingresso principale, si sono preoccupati di recuperare tutte quelle a disposizione nei paraggi che, durante il lavoro investigativo, daranno i filmati da passare al setaccio. 

La sicurezza dello staff

«Il problema è quello di garantire la tutela agli ospiti ma soprattutto allo staff. Moltissime sono le dipendenti che staccano dal servizio di notte o lo cominciano nelle prime ore del mattino e c'è preoccupazione per loro. In questa situazione ovviamente c'è una difficoltà anche sul piano dell'immagine, della produzione e del fatturato. La sicurezza di chi lavora qui è la prima urgenza. Non abbiamo soluzioni a portata di mano e non è facile trovare una via d'uscita. Cerchiamo di adottare alcuni accorgimenti, evitiamo di lasciare tavoli e sedie all'esterno così da non attirare persone esterne, organizziamo feste ed eventi per trattenere nella struttura gli ospiti, anziché favorire la ricerca altrove di diversivi. Devo dire - conclude la manager - che da tanto mi occupo di alberghi e credo in cinquant'anni di non aver mai visto una situazione come questa».

La tensione

Tensione e rabbia si rincorrono per strada e sui social ogni volta che si parla di Mestre. Si sfoga Ernesto Rosapepe (foto sotto) il titolare del Coffee Break che ieri è andato in soccorso a una 19enne molestata e palpeggiata da un senza fissa dimora in via Piave. «La polizia derisa, noi denigrati e offesi. Che immagine stiamo dando? Ci dobbiamo vergognare dei reati degli altri? Non si può più lavorare né vivere, la gente non esce più di casa per paura. Se lo Stato non ci tutela e chi delinque resta per strada, ci coalizzeremo con chi può proteggerci». Sta meglio la ragazza. Ieri spaventata ha chiamato i carabinieri e in caserma mentre tremava ancora due militari le hanno dato da bere e l'hanno tranquillizzata. «I residenti non dovrebbero incanalare le loro energie per fuggire dalle abitazioni, né vivere nel terrore pensando di eliminare, una volta per sempre, il "fastidio". Dovrebbero conoscere chi usa droghe, parlarci e capire i loro bisogni come abbiamo fatto noi. Serve uno sguardo differente sulle sostanze per ridurre la tensione sociale», afferma il comitato "ViviAmo Marghera". 

Ernesto Rosapepe, il titolare del Coffee Break di via Piave

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