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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Stazione Santa Lucia

«Continuiamo a fare rumore». Contro la violenza di genere presidio in Regione

Il collettivo Queer we go annuncia la mobilitazione in piazzale della stazione a Venezia sabato. «Finanziamenti per i centri antiviolenza, educazione sessuale nelle scuole, laica e inclusiva, e case più sicure per tutti»

«Continuiamo a fare rumore». È il grido di protesta del collettivo "Queer we go" e delle associazioni che hanno organizzato un presidio sabato alle 16.30 davanti alla sede della Regione Veneto alla stazione Santa Lucia di Venezia. «Vogliamo più finanziamenti ai centri antiviolenza, alle case rifugio, ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Educazione sessuale, affettiva e al consenso nelle scuole, obbligatoria, laica e inclusiva. Un sistema sanitario che tuteli la libertà di scelta. Più fondi alla sanità, meno obiettori di coscienza e case sicure per tutti. Più di 2000 case vuote di proprietà dell'ente regionale Ater sono un insulto a chi cerca di uscire da situazioni di abuso e violenza domestica».

«Finché avremo rabbia e voce in corpo - annunciano - saremo in strada per cambiare e rovesciare tutto quello che ha permesso di arrivare a 110 femminicidi solo quest'anno. Troppe ancora vivono il dramma quotidiano della violenza domestica, della violenza economica, delle molestie sui luoghi di lavoro, a scuola e per strada, di soprusi e prevaricazione. È un problema strutturale». Il riferimento al femminicidio di Giulia è puntuale. «Troppo le parole pronunciate dalle istituzioni - dicono gli attivisti - a cui hanno fatto sponda misure indegne: a partire dallo sgombero del consultorio autogestito di Catania, alla decisione del ministro dell'educazione Giuseppe Valditara che propone suore e forze dell'ordine per portare il tema del consenso nelle aule, schiacciando le soluzioni sulla sfera penale e sul carcere. Vogliamo continuare a denunciare e a mettere in luce il patriarcato che ci opprime e le contraddizioni di questo governo. Servono provvedimenti, prevenzione, tutele reali, luoghi a cui rivolgerci in caso di bisogno, fondi strutturali e non emergenziali. Siamo stanchi dei gesti simbolici e delle panchine rosse, vogliamo politiche che smettano di strumentalizzare la violenza che subiamo mentre continuano a creare le condizioni perché questa continui».

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