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Economia

Il lavoro c'è. Stagionale, a termine, nel turismo e a bassa qualifica

Non solo a Venezia e sulle spiagge: quello dei servizi è il principale settore di occupazione nel territorio metropolitano. Giordano, Cgil: «È impiegata quasi la metà della manodopera privata, con il 42,9 per cento»

Lavoro a termine, stagionale, legato ai servizi e soprattutto al turismo. Questa la fotografia scattata dalla Cgil di Venezia lavorando sui dati Inps dell'occupazione dipendente nel territorio. «Si tratta di settori in cui spesso i contratti di lavoro sono scaduti anche da più di 5 anni e dove il ricorso sistematico ad assunzioni precarie e part time rende le retribuzioni estremamente basse», commenta Daniele Giordano, segretario generale Cgil. Come prima della pandemia, dice Giordano, rallenta la ripresa dei settori industriali e ad alta specializzazione mentre aumenta il lavoro precario. 

La suddivisione in macro settori vede il terziario avvicinarsi alla metà dei lavoratori della provincia, con il 42,9 per cento, mentre l’industria si ferma al 27,4. «Un dato in controtendenza rispetto al territorio nazionale dove terziario e industria pesano nella stessa proporzione con 6.351.890 lavoratori nell’industria e 6.546.913 nel terziario (fonte: Inail 2022). A confermare una forte frammentazione c'è la sproporzione tra il numero totale delle ditte nei settori», prosegue il segretario della Cgil veneziana.

Servizi e ristorazione

Tra le macro-categorie Ateco, nella nostra provincia l’attività manifatturiera risulta il gruppo più nutrito con la quasi totalità delle attività dell’industria. Andando a vedere le divisoni Ateco, tuttavia, la situazione cambia. «Le prime 5 divisioni delle attività confermano che, dove c'è una maggiore occupazione femminile, prevalgano i contratti part time e precari: situazione evidente nei servizi e nella ristorazione. La divisione delle attività manifatturiere mostra come in diverse aree del territorio vi siano lavoratrici e lavoratori che hanno sviluppato altissime competenze nelle industrie metalmeccaniche, chimiche, nella lavorazione delle pelli e dell’abbigliamento», commenta ancora Giordano.

Assunzioni

I dati sulle assunzioni mostrano, in base all'indagine, che il contratto a tempo indeterminato è una forma del tutto residuale e che anche le imprese di maggiori dimensioni utilizzano principalmente il lavoro in somministrazione, stagionale e a chiamata (con più del 50 per cento delle assunzioni). Anche le cessazioni confermano la progressiva riduzione dei contratti a tempo indeterminato con le dimissioni che rappresentano circa il 25 per cento delle cessazioni. «Le scelte imprenditoriali e politiche stanno spostando il mercato del lavoro dal manifatturiero e industriale a un terziario fortemente indirizzato al turismo. E questo con ricadute in termini di qualità occupazionale, che penalizzano in misura maggiore le donne - sostiene il sindacalista - Al nostro territorio in questo modo viene assegnato il ruolo di provincia turistica, con bassi salari, precarietà, stagionalità e scarso valore aggiunto. Lo dimostrano le scelte fatte riguardo al Pnrr, che non rilancia né bonifica Marghera, e la mancata attuazione della Zls (Zona logistica con agevolazioni fiscali sulle assunzioni)».

La politica

Le industrie del Miranese e della Riviera come Speedline e Akzonobel hanno contratto pesantemente l’occupazione. «Le istituzioni - conclude Giordano - non possono continuare a essere spettatori inermi di fronte ai cambiamenti economici del territorio. Le conseguenze altrimenti continueranno a essere quelle che abbiamo già visto: un territorio che si presta allo sfruttamento della propria attrattività turistica. Ad oggi, chi paga il salatissimo conto della mancata gestione dei processi della nostra provincia sono le lavoratrici e i lavoratori che sono sempre più poveri e precari».
 

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