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Isolfin, centoventi famiglie senza stipendio 

L'appalto per Fincantieri non continuerà. Sindacati avvisati con una telefonata. Filctem, Fiom e Nidil: «Metteremo in campo tutte le iniziative per una soluzione che tuteli i posti di lavoro». La mozione del Partito Democratico

«Siamo venuti a conoscenza venerdì sera con una telefonata e senza nessuna comunicazione ufficiale, della decisione unilaterale da parte di Fincantieri di sciogliere il contratto di appalto che aveva con la società Isolfin spa: centoventi famiglie resteranno senza lavoro e senza stipendio». Le sigle Filctem, Fiom e Nidil della Cgil erano impegnate da tempo in una vertenza tra Fincantieri e Isolfin. E alla luce di questo epilogo considerano le difficoltà riscontrate in precedenza come delle avvisaglie. 

Il 26 giugno scorso c'era stata una manifestazione organizzata dai sindacati dopo che tre nuove ditte in subappalto erano entrate per svolgere le attività riservate a Isolfin. Avevano sostituito dapprima dieci lavoratori dell'agenzia interinale Humangest che erano stati licenziati, e successivamente di altri venti operai sospesi. Altri cinquanta lavoratori in seguito si erano visti rinnovare la missione ma solo per una settimana. A inizio anno, dopo vari scioperi, le organizzazioni Filctem, Fiom e Nidil della Cgil avevano siglato un accordo che prevedeva almeno dieci giorni prima della scadenza della missione di avvisare i lavoratori e comunque in caso di proroga di rimetterli in servizio attraverso contratti di non meno di due mesi minimo. Dopodiché c'era stato un incontro in prefettura dove i segretari Davide Stoppa (Filctem Cgil), Fabio Furlan (Fiom Cgil) e Gianfranco Rizzetto (Nidil Cgil) avevano chiesto «continuità di lavoro e sicurezze a tutti i dipendenti, evitando tensioni in un cantiere che ha commesse certe per i prossimi 5 anni».

Le cose sono andate in modo molto diverso. «Fincantieri ha una forte responsabilità sociale, per questo chiediamo di sistemare il problema e non di esasperarlo con scelte di questo tipo - dicono Stoppa, Furlan e Rizzetto - Siamo di fronte a questa scelta, mai avvenuta prima, di bloccare i cartellini di tutti i dipendenti diretti, di agenzia e anche dei subappalti, senza aprire un confronto. Fincantieri dovrà comunque continuare la costruzione delle navi e non accetteremo che il lavoro dei dipendenti oggi lasciati a casa sia dato in mano ad altri. Va trovata subito una soluzione che tuteli i posti di lavoro, le retribuzioni e le condizioni economiche e normative di queste persone, attraverso un accordo di fronte alle istituzioni. I lavoratori sono la ricchezza dell’azienda, della società e del Paese. Nei prossimi giorni metteremo in campo tutte le iniziative a nostra disposizione perché si sappia quanto sta accadendo». Martedi mattina Filctem, Fiom e Nidil hanno fatto un presidio di fronte alla sede dell’Unità di crisi della Regione Veneto al fine di ottenere un primo incontro. Mercoledì torneranno con i lavoratori ai cancelli di Fincantieri.

«È inaccettabile - dichiara Fabio Querin, segretario Cgil Venezia - il comportamento di Fincantieri, società a partecipazione pubblica che dovrebbe avere una forte responsabilità sociale. Contestiamo la scelta di continuare ad appaltare parti importanti dei lavori a società sempre più piccole. I costi del materiale sono aumentati con forza, continuare a procedere con appalti a ribasso significa accettare consapevolmente di scaricare sempre più i costi sui lavoratori». «La gran parte dei lavoratori che provengono da paesi stranieri lavorano da molti anni in questi appalti e vivono una grave condizione di precareietà e possibile sfruttamento - commenta Monica Sambo, segretaria del Partito Democratico e consigliera comunale - Abbiamo presentato  una mozione - a prima firma Sambo - con cui chiediamo al sindaco di intervenire immediatamente affinché si riapra il confronto e si trovino soluzioni a salvaguardia dell’occupazione e dei salari».
 

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