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Cultura

Due mesi all'apertura della Biennale 2024: ecco ciò che ci attende

Il 20 aprile inaugura "Foreigners everywhere - Stranieri ovunque", a cura di Adriano Pedrosa. Prima volta per Benin, Tanzania, Etiopia e Timor Leste, si ritira il Marocco

Mancano due mesi esatti al 20 aprile, giorno in cui aprirà al pubblico la 60. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa, l'ultima del presidente Roberto Cicutto (sarà sostituito in settembre da Pietrangelo Buttafuoco). Mentre la città si prepara alla mostra, che rimarrà aperta fino al 24 novembre, e sarà anticipata da alcuni eventi di pre-apertura dal 17 al 19 aprile, vediamo insieme i tratti salienti dell'esposizione 2024.

Il cuore dell'esposizione

Il curatore Adriano Pedrosa (classe 1965, direttore artistico del Museo d'Arte di San Paolo) ha scelto come principio, per la Biennale Arte 2024, di privilegiare artisti che non hanno mai partecipato all’Esposizione Internazionale: anche se molti degli artisti esposti hanno già esposto in un Padiglione nazionale, in un evento collaterale o in una passata edizione della Esposizione Internazionale. Un’attenzione particolare, spiegano da Biennale, sarà riservata ai progetti all’aperto, sia all’Arsenale sia ai Giardini, e a un programma di performance durante i giorni di pre-apertura e nell’ultimo fine settimana della 60. Esposizione.

Il titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere scelto per l'esposizione è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Queste opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni di questo secolo combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia. «L’espressione Stranieri Ovunque – spiega Adriano Pedrosa - ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri».

La Mostra si articolerà tra il padiglione centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico. Il Nucleo Contemporaneo alle "Corderie" ospiterà, tra le altre cose, una sezione speciale dedicata a Disobedience Archive, un progetto di Marco Scotini che dal 2005 sviluppa un archivio video incentrato sulle relazioni tra pratiche artistiche e attivismo. Questa sezione, suddivisa in due parti principali appositamente concepite per la Mostra, dal titolo Attivismo della diaspora e Disobbedienza di genere. Disobedience Archive, includerà, secondo quanto anticipato opere di 39 artisti e collettivi realizzate tra il 1975 e il 2023.

Il Nucleo Storico prevede tre sale nel Padiglione Centrale: la sala intitolata Ritratti, la sala dedicata alle Astrazioni e una terza sala dedicata alla diaspora artistica italiana nel mondo lungo il corso del XX secolo. «Le due sale che ospitano i Ritratti comprenderanno le opere di 112 artisti, per lo più dipinti, ma anche lavori su carta e sculture, coprendo un arco di tempo compreso tra il 1905 e il 1990 - ha spiegato Pedrosa -  La sala dedicata alle Astrazioni includerà 37 artisti: quasi tutti verranno esposti insieme per la prima volta in impreviste giustapposizioni, auspicando così connessioni, associazioni e parallelismi inediti che vanno ben oltre le categorie piuttosto semplici che ho proposto». Tra gli altri, sono presenti in questa sezione artisti provenienti dalla Corea e da Singapore, oppure artisti indigeni Maori di rilevanza storica come Selwyn Wilson e Sandy Adsett, provenienti dalla Nuova Zelanda. «Una terza sala del Nucleo Storico sarà dedicata alla diaspora di artisti italiani che hanno viaggiato e si sono trasferiti all’estero integrandosi nelle culture locali e costruendo le proprie carriere in Africa, Asia, America Latina nonché nel resto d’Europa e negli Stati Uniti; artisti che spesso hanno avuto un ruolo significativo nello sviluppo delle narrazioni del Modernismo al di fuori dell’Italia. In questa sala saranno esposte le opere di 40 autori italiani di prima o seconda generazione, collocate negli espositori a cavalletto in vetro e cemento di Lina Bo Bardi (italiana trasferitasi in Brasile, vincitrice del Leone d’Oro speciale alla memoria della Biennale Architettura 2021)».

I padiglioni nazionali

Come sempre distribuiti tra Giardini, Arsenale e il resto della città, quest'anno saranno 88 le "partecipazioni nazionali", cioè i padiglioni organizzati dalle delegazioni dei singoli stati. Sono 4 i Paesi presenti per la prima volta a una Biennale Arte: si tratta quest'anno del Benin, dell'Etiopia, della Repubblica di Timor Leste e della Tanzania. Nicaragua, Repubblica di Panama e Senegal, che avevano già partecipato con padiglioni collettivi, partecipano invece per la prima volta con un proprio padiglione nazionale.

Ci sarà il Padiglione Italia all'Arsenale, quest'anno è a cura di Luca Cerizza, con il progetto Due qui / To hear dell'artista Massimo Bartolini. E il Padiglione Venezia, organizzato dal Comune ai Giardini di Sant’Elena. Il Padiglione della Santa Sede, promosso dal Vaticano - e che sarà quest'anno visitato dal Papa il 28 aprile - avrà luogo nella Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca. La mostra ha come titolo Con i miei occhi ed è a cura di Chiara Parisi e Bruno Racine.

Ci sarà anche il padiglione di Israele, oggetto di contestazioni data l'invasione di Gaza in corso, seguita agli attacchi del 7 ottobre scorso. Non ci sarà invece quello del Marocco, che ha annunciato solo pochi giorni fa che non parteciperà, dopo che il ministero aveva a gennaio ritirato l'incarico a artisti e curatori. Né quello della Russia, come ormai è divenuta regola dal 2022 in poi. La lista completa dei paesi e dei padiglioni si può leggere qui. Biennale 2024 conta anche 30 eventi collaterali approvati. 

Il saluto del presidente Cicutto

Come detto, il presidente Roberto Cicutto si prepara a lasciare l'incarico, con una Biennale che è anche un saluto alla città. Ha scelto Adriano Pedrosa, primo curatore della Biennale Arte proveniente dall’America Latina, «perché portasse il suo punto di vista sull’arte contemporanea rileggendo culture diverse come fosse un controcampo cinematografico».

«La natura internazionale della Biennale ne fa un osservatorio privilegiato sullo stato del mondo attraverso la trasformazione e l’evoluzione delle arti - ha dichiarato - Nessun curatore, quando sceglie i contenuti della propria mostra, cavalca direttamente i temi caldi del momento, ma intraprende un viaggio pieno di cambiamenti di rotta e il cui racconto sarà alla fine fortemente influenzato dalla percezione e interpretazione che ne daranno i visitatori, gli addetti ai lavori e la stampa. Ma l’unicità della Biennale sta soprattutto nella presenza reale dei Padiglioni nazionali (quelli storici ai Giardini, e più recentemente quelli che si sono aggiunti all’Arsenale e in alcuni spazi della città), che la rendono un luogo diverso da ogni altro per il confronto fra le arti e i mutamenti della società. Le partecipazioni quest’anno raggiungono un livello molto alto, con 90 paesi a cui si aggiungono 30 eventi collaterali. L’autonomia dei direttori artistici è la miglior garanzia perché la formula della Biennale di Venezia continui a funzionare e a produrre effetti talvolta sorprendenti, anche sul piano diplomatico e politico».

La parola, tra due mesi, passerà al pubblico. Nel frattempo, inizia come ogni anno il reclutamento del personale per i vari padiglioni e eventi collaterali: nonostante siano approvati da Biennale, la Fondazione partecipata da Comune di Venezia, Regione Veneto e Ministero della Cultura, ognuno di essi recluterà autonomamente.

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