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Eroina killer a Mestre, i tossicodipendenti: "Certo, siamo preoccupati. Ma è più buona"

Un vortice da cui è difficile uscire. Numerosi decessi in pochi mesi: "La città metropolitana? E' quella della droga dei nigeriani". Se la chiedi prima devi superare i loro "controlli filtro"

"Se è più forte? Sì. Se siamo preoccupati? Certo". I primi ad accorgersene sono stati loro, i tossicodipendenti. A Mestre gira eroina ben più potente da alcuni mesi a questa parte. Una brutta bestia. O meglio, come ha spiegato uno dei giovani appena uscito dall'ex falegnameria Rosso dopo la dose, "l'astinenza da eroina lo è". Lui, giovane e convinto di avere comunque tutto sotto controllo ("perché io certe cose non le provo"), ne ha visti tanti cadere negli ultimi mesi: "Conoscevo Jenny, morta in un capannone di Marghera. I 3 che erano con lei non hanno nemmeno chiamato i soccorsi - spiega - per non essere invischiati. Ora ci sono i nigeriani, vai di là. Guarda quanti sono e quanti sono i magrebini. Hanno vinto loro, perché la roba è più buona". 

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"PERICOLOSA MA PIU' BUONA"

Con "di là" intende la zona compresa tra il sottopasso di via Giustizia a Mestre e la stazione ferroviaria. Parla dopo essere entrato assieme ad altri due tossicodipendenti nell'ex falegnameria Rosso. Gli altri due si sono calati i pantaloni e si sono sparati una dose all'altezza dell'inguine dietro la vegetazione. Sanno che rischiano grosso, ma la droga che da quattro mesi a questa parte ha raggiunto Mestre è più buona. Un circolo vizioso da cui è difficile uscire. E che può lasciare sul terreno numerosi morti, specie tra chi non è abituato a dosi così potenti. Come I.S., la 21enne mestrina morta nei giorni scorsi davanti agli occhi di un amico, o come un 44enne del Vicentino che dopo mesi di comunità di recupero è morto in un albergo di via Trento dopo una dose. Gente dal fisico meno "preparato". Sono loro che rischiano di più.

CONTINUO VIAVAI DI TOSSICODIPENDENTI

In via Giustizia è un continuo viavai di tossicodipendenti che entrano in un buco della recinzione dell'ex falegnameria. Li vedi camminare di fretta, con un unico obiettivo in testa. Difficile parlarci. Se non quando escono dopo il "buco". "L'eroina i pusher se la tengono ben stretta - continua il tossicodipendente - i sequestri sono sempre di altre droghe, ma non di quella. Il resto è sacrificabile". Anche perché il sistema è oramai oliato: se cerchi eroina nella zona della stazione non la trovi subito. La devi chiedere al pusher di turno, che poi contatta un compare. Un passaggio che permette di evitare brutte sorprese e di difendere la "roba". Le dosi ora sono più piccole, anche perché più "pure". Ciò non solo permette di tagliare i costi, ma rende anche più difficile il lavoro alle forze dell'ordine: l'immancabile bottiglia di birra in mano degli spacciatori serve anche a disinnescare eventuali controlli degli uomini in divisa. Basta un sorso e le piccole dosi termosaldate vengono ingoiate.

"LA PRIMA VERA CITTA' METROPOLITANA E' QUELLA DELLA DROGA"

"Abbiamo perso la guerra con la droga - dichiara un ben informato - questo a livello mondiale. L'avvento dei nigeriani ha sancito l'arrivo di un'organizzazione criminale ben più strutturata rispetto alle altre. Ora le dosi arrivano pronte, prima invece il pusher di turno andava ad acquistare l'eroina nella zona della stazione di Padova e poi doveva tagliarla da qualche parte. Da qualche mese è tutto diverso". I nigeriani continuano a stazionare in via Trento, ma hanno allargato il loro territorio in tutta l'area circostante. Con una "enclave" anche al parco Bissuola, di solito regno di hashish e marijuana. Gli affari continuano a gonfie vele e il rischio è che questa droga "killer" possa continuare a inquinare a lungo il mercato mestrino: "La prima vera città metropolitana è quella della droga - conclude il tossicodipendente - da Belluno, Padova a Venezia. Non esistono confini". 

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