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Miracolo della tecnologia: "Io, cieca, potrò vedere i miei figli"

A Paola, 51 anni di Mestre, impiantato un "occhio bionico". Percepirà sagome e ombre: "E' come uscire all'aria aperta da una stanza chiusa"

"Ora potrò finalmente vedere le sagome dei miei figli. Potrò scoprire la linea del loro volto. Anche se negli anni mi sono già fatta un'immagine precisa dentro di me di come sono". Impossibile trovare le parole per descrivere quello che può provare una mamma anche solo nel percepire la fisionomia dei propri due figli, ormai poco più che ventenni. Paola, mestrina di 51 anni, li ha dati alla luce quando ormai la sua malattia degenerativa non le permetteva di vedere alcunché, ed è proprio la luce ora a donarle una nuova vita. In cui, grazie alla tecnologia, potrà essere autonoma. In casa e fuori. Certo, servirà qualche mese di riabilitazione, "ma i primi passi sono incoraggianti". Lo afferma lei stessa, sorridente, dopo i tanti dubbi che l'hanno attanagliata prima di sottoporsi all'operazione con cui le è stato impiantata una retina artificiale, un vero e proprio "occhio bionico", che d'ora in poi le permetterà di distinguere luci e ombre.

"Tutto questo è merito di mio marito - racconta - io ero molto restia perché a una certa età le novità fanno paura, ormai si è quello che si è. Lui invece mi ha convinto con il cuore ma anche con la ragione che avrei dovuto sottopormi all'intervento". Così Paola ha scoperto che la vita la si può cambiare quando si è già in pensione e i propri figli hanno già preso da tempo il diploma. A gennaio la tanto attesa operazione, con il posizionamento di una matrice di sessanta elettrodi sulla retina, dopodiché i primi lampi di luce. Dopo un buio durato trent'anni.

"E' liberatorio. E' come uscire da un posto claustrofobico con poco ossigeno e trovarsi all'aria aperta - racconta - ora piano, piano grazie alla riabilitazione riesco a distinguere le direzioni dei fasci di luce. Ma non mi faccio illusioni, è una visione artificiale". Un miracolo merito della tecnologia: due antennine dialogano tra loro inviando impulsi alla retina, dopodiché il nervo ottico fa il suo, "ricordando" quando un tempo Paola aveva una vista come tutti gli altri. Poi, a causa della retinite pigmentosa, le ombre si sono fatte sempre più lunghe. Fino all'oscurità completa. Il 24 gennaio l'operazione in anestesia generale: doveva durare quattro ore, invece si è conclusa prima. A testimonianza che è andato tutto bene. "Io e Marzio Chizzolini (il primario del reparto di Oculistica di Camposampiero, ndr) ora siamo invincibili - conclude Paola - So che potrò vedere solo in parte, sfocato, magari delle ombre, ma per me è come tornare alla vita". E i volti di quei figli tanto amati non saranno più solo frutto della propria immaginazione.

Assieme alla 51enne mestrina, a mostrare nell'ospedale di Camposampiero l'occhio bionico (chiamato Argus II) mercoledì c'era anche Flavio, di 65 anni. Entrambi hanno potuto beneficiare di un finanziamento della Regione di 631mila euro totali, ricevendo l'apparecchio realizzato dalla società americana "Second Light Sight Medical Products". Si tratta di uno studio sperimentale: i componenti esterni di "Argus II" comprendono un paio di occhiali, un’unità di elaborazione video (Vpu) e un cavo. Gli occhiali sono dotati di una telecamera miniaturizzata per acquisire le immagini e da un’antenna che invia i dati e i comandi di stimolazione all’impianto. Argus II funziona convertendo le immagini video in stimolazioni elettriche, che attivano le cellule sulla retina, che a loro volta, attraverso il nervo ottico, trasmettono il segnale al cervello che lo percepisce come “luce”.

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