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Patrimonio veneziano a rischio per l'acqua alta. «Il Mose è un'urgenza»

Pigozzo, Zottis e Fracasso (Pd regionale): «La giunta si muova con il governo per completare i lavori»

La conta dei danni è ancora tutta da fare. Ciò che è già chiaro è che Venezia, con un'acqua alta eccezionale come quella di lunedì, non ha difese sufficienti e soffre. In particolare la delicatissima area marciana. Lo hanno fatto presente il procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin, e il procuratore con delega ai servizi tecnici, Pierpaolo Campostrini: l’acqua della laguna è entrata nella basilica, bagnando il pavimento a mosaico marmoreo, ha inondato completamente il battistero e la cappella Zen ed è arrivata quasi un metro sopra il pavimento mosaicato del nartece. A causa della prolungata presenza dell’acqua salata, in un solo giorno la basilica è invecchiata di vent’anni.

Mose per salvare la città

Lo aveva detto immediatamente il sindaco Luigi Brugnaro, lo ripetono i consiglieri regionali del Pd: «La messa in sicurezza di Venezia e della laguna non può più attendere, i lavori del Mose vanno completati prima possibile». Per questo è stata predisposta una mozione firmata dai consiglieri Bruno Pigozzo e Francesca Zottis e dal capogruppo Stefano Fracasso: «Il disastro provocato dal maltempo ha riportato alla ribalta un problema che da troppo tempo attende una soluzione. La giunta regionale si faccia parte attiva presso governo e parlamento affinché si sblocchi questo stallo. Non possiamo permettere la compromissione di un patrimonio inestimabile, senza dimenticare i danni provocati ai privati».

Cabina di regia

Come primo passo, il Pd suggerisce che venga costituita una authority pubblica di indirizzo e sorveglianza per la gestione e manutenzione dell’opera, coinvolgendo Regione, Città metropolitana, ministro delle Infrastrutture e Autorità portuale. Una necessità messa nero su bianco nel Defr che approderà tra qualche settimana in Consiglio, e che era presente anche in quello dello scorso anno: «Sono passati 12 mesi e non è accaduto niente», concludono.

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