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25 aprile

Festa della Liberazione, celebrazioni e polemiche

Il 25 aprile l'Italia festeggia la caduta del regime fascista, ricorrenza rispettata da quasi tutti i rappresentanti istituzionali. Con qualche eccezione, anche a livello locale

Il 25 aprile si festeggia il 78° anniversario della Liberazione, una giornata in cui tutta l'Italia ricorda «l’affermazione della democrazia e della libertà, la fine della guerra e la riconquistata indipendenza», come riportato anche nel sito del ministero della difesa. Una data «fondamentale nella storia della Repubblica», che sancì la caduta del regime fascista e il cui significato dovrebbe essere condiviso universalmente. Non è una novità, però, che in realtà le celebrazioni del 25 aprile diventino terreno di scontro politico.

Succede a livello nazionale con le parole del presidente del Senato e a livello regionale principalmente per le "solite" dichiarazioni dell'assessora Elena Donazzan: ha annunciato l'intenzione di partecipare alla manifestazione in programma a Vicenza, con la «speranza che si plachi il clima di odio» anche «per gli italiani, come me, nipoti di chi combattè mantenendo fede, da militare, al giuramento prestato»; ma poi ha voluto precisare che l'antifascismo non è un valore perché «ha partorito le Brigate Rosse» e che «sulla Costituzione non c'è scritto da nessuna parte che è antifascista», facendo partire una polemica che ha ormai una tradizione consolidata.

Un altro caso quantomeno controverso è quello di Marcon, dove l'amministrazione comunale ha scelto di celebrare la Liberazione alle 8 di mattina nella frazione di Gaggio: decisione contestata dall'opposizione che ha parlato di una «sbrigativa cerimonia in periferia» che si terrà «all'alba, come per un condannato a morte». I rappresentanti dell'opposizione, però, assicurano: «Ci saremo. E ci saremmo stati  a qualsiasi ora, in qualsiasi luogo. Vi sono luoghi evocativi, altri meno. Ciò non riveste importanza, anche se invece dovrebbe averne per l’istituzione, che con questo gesto dimostra purtroppo, ancora una volta, come si senta rappresentanza di una parte, anziché dell’intera comunità».

Gli esponenti del Pd veneziano, a partire dalla segretaria Monica Sambo, giudicano «gravissime le parole del presidente del Senato, secondo il quale nella nostra Costituzione non sarebbe citato l’antifascismo: l'ennesimo mattone nel muro revisionista che alcuni stanno cercando di erigere fino a negare l'essenza stessa della nostra Repubblica». E poi «molti rappresentanti delle istituzioni, a partire dall'assessora Donazzan, che in questo momento non riconoscono i valori della Resistenza e non si riconoscono nell'essenza del 25 aprile. Chi esprime tali parole - conclude Sambo - non è degno di rappresentare le istituzioni democratiche».

Sono, comunque, casi isolati, almeno nella nostra provincia. La città di Venezia promuove un programma di celebrazioni su tutto il territorio comunale, in collaborazione con Anpi, la Comunità ebraica e altre associazioni. Le manifestazioni si svolgeranno, come di consueto, in piazza San Marco (alle ore 9.30), in campo del Ghetto Nuovo (alle 12.30) e in piazza Ferretto a Mestre (alle 10.45), ma anche nelle isole e nei vari quartieri della terraferma. Iniziative simili si terranno praticamente in tutti i comuni veneziani (ad esempio a Chioggia, San Donà di Piave, Mira, Spinea, per citare i più popolosi), a prescindere dal colore delle amministrazioni.

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