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Cronaca

8 marzo, a Venezia il corteo femminista sfila a Santa Lucia

Libertà femminile, tutela dei diritti, ma anche la Palestina al centro della protesta. Il grido: «Il patriarcato è guerra». Un migliaio i presenti

Si è tenuto in serata il corteo organizzato nella città storica di Venezia per l’8 marzo, dove il laboratorio occupato Morion, il collettivo Artemisia e Non Una di Meno hanno riunito circa un migliaio di persone in Campo Santa Margherita. Il corteo, partito intorno alle 18 dietro lo striscione “Lotto marzo tutti i giorni, Venezia transfemminista” si è snodato attraverso le calli per circa 60 minuti, fino ad attraversare il Ponte degli Scalzi e poi concludersi in Campo San Geremia.

Una sfilata colorata e carica di rabbia, proceduta senza alcun tipo di tensione, accompagnata dalla forze dell'ordine. Al centro del corteo, insieme ai temi caratterizzanti il femminismo contemporaneo, la questione palestinese, con tante bandiere e cori a tema. I manifestanti hanno chiesto ripetutamente il cessate il fuoco a Gaza, la fine di quello che hanno definito un genocidio e del colonialismo israeliano: "sanzionato" con impronte di vernice il Burger King agli Scalzi, per segnalare i legami economici che la multinazionale americana avrebbe con aziende e produttori israeliani.

I temi degli interventi hanno spaziato dalla difesa delle libertà e dei diritti femminili - da quello di uscire la sera sentendosi sicure, alla maternità, all'aborto, con una feroce critica al tasso di medici obiettori in Veneto - a quelli sociali più in generale: in particolare il diritto alla casa, da sempre tema sentito nei cortei cittadini. Spazio per la contestazione anche alla narrazione mediatica del patriarcato e delle violenze di genere, ritenuta colpevole di spettacolarizzare e minimizzare, con un passaggio sotto la sede Rai di Santa Lucia. Tanti i turisti fermatisi a scattare foto, ad ascoltare ed osservare curiosi.

Arrivate (e arrivati, la presenza maschile era minoritaria ma non marginale in piazza) in Campo San Geremia, sui gradoni della chiesa di Santa Lucia le attiviste hanno prodotto la performance "Un violador en tu camino". Una sorta di canto ritmato e ballato, creato dai movimenti femministi sudamericani, che invita il pubblico a riconoscersi nel ruolo di violento e stupratore. Una novità per i movimenti italiani, che ha suscitato applausi ed emozione. Poi spazio, agli interventi aperti e alle storie di ricatti e sfruttamento che lavoratrici e studentesse hanno condiviso con i presenti, ma anche, ancora una volta, alla denuncia della guerra e della violenza.

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