rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Marghera / Via Baldassarre Longhena

Derisa e aggredita per il niqab: «Dove va mascherata da fantasma?». La denuncia

Giovane mamma bengalese picchiata nel portone di un palazzo a Marghera. «Gente come lei non dovrebbe essere in Italia». La comunità musulmana insorge. «Pronti a manifestare. Portare il velo non è reato». Lei: «Ora ho paura»

Non riesce a dimenticare e neanche a dormire tranquilla Sanuara Sarder, mamma 29enne di origini bengalesi che abita a Mestre da 13 anni. Mercoledì sarebbe stata aggredita da una donna italiana mentre era ferma sul portone del palazzo dove abitano il fratello e la cognata a Marghera, e dov'è stata picchiata, denigrata e offesa per il velo che portava, un niqab, che copre tutto il corpo e il capo lasciando visibili solo gli occhi. «Mi fanno ancora male la testa e l'orecchio per il pugno. Ma quello è il meno, la dottoressa mi ha date delle gocce che mi fanno stare meglio. Il problema è che adesso ho paura a uscire di casa e in famiglia non riesco a parlare di altro», racconta Sanuara che ieri ha presentato denuncia ai carabinieri di via Miranese a Mestre mostrando il referto medico del Pronto soccorso dell'Angelo che l'ha medicata per le botte prese.

«Ero andata a trovare mia cognata - racconta -. Quando sono uscita, mi sono fermata un momento nel portone con i bambini ad aspettare che mio marito e mio papà ritornassero. E lì mi sono accorta che due donne italiane, sui quarant'anni, mi guardavano, ridevano e dicevano ad alta voce: "Ma dove va quella mascherata come un fantasma? Gente come lei non dovrebbe essere in Italia". Forse credevano che non capissi l'italiano». Sanuara, che ha frequentato l'istituto tecnico Zuccante a Mestre, intende perfettamente la nostra lingua. «Mi offendevano e usavano parole pesanti per via del niqab che indosso, essendo di religione musulmana». Quando suo padre arriva lei gli racconta tutto e l'uomo si avvicina alle due, si legge nella denuncia, per chiedere il motivo delle offese, "ricevendo parole di disprezzo e sentendosi dire che se la figlia voleva andare in giro vestita in quel modo, era meglio che rimanesse a casa". A quel punto la donna spinge via il padre di Sanuara e lei fa per proteggerlo. «Poi la signora italiana è venuta dritta contro di me provocandomi. "Toccami", diceva. "Toccami che ti faccio vedere io". Io non ho mosso un dito e quella mi ha sferrato un calcio sulla gamba, facendomi cadere in ginocchio». 

"Non riuscivo neanche a muovermi per la paura - prosegue il verbale - e all'improvviso la signora approfittando della posizione in cui mi trovavo mi ha colpita di nuovo in modo violento con un pugno sull'orecchio e poi mi ha strappato il velo facendolo a pezzi davanti ai miei occhi e mettendoselo in tasca". «Quello che fa male - dice Sanuara - è che le persone che passavano di là non abbiano fatto niente per aiutare me e mio padre. Anzi, la portinaia si è allontanata con la donna che mi aveva aggredito, dandole ragione sul fatto che era colpa del velo che indossavo se era accaduto tutto questo», afferma la 29enne bengalese. «Non ho avuto il coraggio neanche di prendere in braccio i miei figli, che hanno visto tutto e piangevano, per timore che venissero aggrediti anche loro». E ora è sotto choc la giovane mamma, e tutta la comunità indignata si è schierata con lei promettendo proteste e mobilitazioni, tanto che la famiglia si sta muovendo e vorrebbe pubblicare dei manifesti. «Portare il velo non è reato - reca la scritta sul volantino - Anzi, è un diritto costituzionalmente garantito. È ora di semtterla di terrorizzare le donne musulmane che portano il velo».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Derisa e aggredita per il niqab: «Dove va mascherata da fantasma?». La denuncia

VeneziaToday è in caricamento