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Anbi Veneto: «Piogge di febbraio abbondanti, ma non basteranno»

I consorzi di bonifica nel loro bollettino mensile mettono in guardia: temperature sopra la media, senza trattenere l'acqua con invasi, i rischi per l'estate permangono

A febbraio in Veneto ha piovuto tanto: 3 miliardi di metri cubi d'acqua, più o meno la quantità che serve per l’intera stagione irrigua in regione da marzo ad ottobre. Eppure, non c'è di che star sereni in vista dell'estate e del futuro. Questa la sintesi del pensiero dell'Anbi Veneto, l'autorità dei bacini e consorzi idrici, nel commentare il suo bollettino mensile, pubblicato ieri.  

Nel mese di febbraio, caratterizzato nell'ultima settimana da una perturbazione di straordinaria intensità, in Veneto si sono registrati 170 millimetri di pioggia, quasi il triplo rispetto alla media storica del mese 58mm (dati Arpav). Ma «di quest'acqua, inutile dirlo, pochissimo rimane nel territorio, il resto è già tutto finito a mare:  un patrimonio di risorsa che speriamo di non dover rimpiangere nella stagione irrigua che entrerà nel vivo ad aprile» ha spiegato Francesco Cazzaro, presidente di ANBI Veneto, nel commentare il bollettino. Il riferimento è all'incapacità, del Veneto come di moltissime regioni italiane, di trattenere sul territorio l'acqua piovana. Un fatto poco rilevante fino a poco tempo fa, ma ormai d'impatto, date le nuove condizioni climatiche. «Parliamo di uno dei mesi più piovosi degli ultimi trent'anni - chiarisce il direttore di Anbi Veneto Andrea Crestani - abbiamo avuto una piovosità estrema con casse di espansione che hanno salvato Vicenza e altre parti del territorio. Ma di questi 3 miliardi di metri cubi, non abbiamo trattenuto nulla, neanche il 5% medio che trattiene la nostra regione» contro un ottimale del 20-30%. La riflessione di Anbi è la stessa da anni, in particolare dal 2022: senza un piano di invasi, e allargamenti, atto a trattenere l'acqua, il rischio è che ci si ritrovi, come nel 2022 appunto, con una crisi drammatica in estate.

«Per noi è una novità, abbiamo sempre avuto un territorio in cui la priorità era far arrivare l'acqua al mare, non trattenerla, per questo abbiamo infrastrutture atte a portare via l'acqua, non viceversa - spiega Crestani - ma è chiaro che ormai non è più sufficiente. Con l'aumento delle temperature, e una piovosità meno regolare, non c'è più alternativa». Neppure sui depositi nivali si può contare, nella nostra regione, perché, nota Anbi, presentano già una grande quantità d'acqua e sono destinati quindi a scioglieri rapidamente, non in primavera come avveniva fino a poco tempo fa: febbraio 2024 in Veneto sarà ricordato infatti per le significative e allarmanti temperature che hanno registrato una media di +4,1 °C rispetto al periodo, facendone il secondo febbraio più caldo dal 1991 (il record è del 1998) e superando di poco il febbraio del 2019. «So che è strano parlare di carenza d'acqua in un momento in cui abbiamo ancora negli occhi il maltempo della settimana scorsa, eppure ci sembra necessario» conclude Crestani, che nota come altre regioni, abituate a dover trattenere l'acqua, ad esempio la Sardegna, nel 2022 hanno sofferto meno della nostra. Ora anche lì la situazione sta peggiorando: gli invasi sono vuoti.

Nel momento attuale, comunque, in Veneto gli acquiferi stanno beneficiando delle forti piogge di fine mese: incrementi importanti si registrano nella stazione di Dueville (VI) con addirittura un metro di innalzamento del livello. Ripresa dei livelli tra 5 e 20cm nell’area trevigiana. In ripresa anche le falde del Veronese con dinamiche tuttavia molto più lente che nel resto della regione trattandosi di un acquifero caratterizzato da grande inerzia che necessita di tempi lunghi, spiega il bollettino Anbi.

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