rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Mano tesa verso i profughi. Rafiki: una lunga estate di aiuti umanitari

L'associazione veneziana ha impegnato dodici medici a Pozzallo, punto di approdo dei barconi di profughi che fuggono dalle zone di guerra

Un vero e proprio passaggio di testimone quello che ha visto i medici dell'associazione veneziana "Rafiki pediatri per l'Africa" turnarsi a Pozzallo per tutta l'estate. Come riporta il Gazzettino, infatti, i volontari hanno fatto una staffetta, che durerà fino al 31 ottobre, in quello che è il punto d'approdo dei barconi di profughi: si è trattato di un approccio solidale al problema, entro i confini italiani, poiché i territori africani risultano inaccessibili, in quanto zone di guerra. È stata una lunga catena di collaborazioni, che ha visto impegnati 12 medici veneziani a fianco del centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzalo, dell'azienda sanitaria di Ragusa e di Medici senza frontiere.

L'esperienza dei pediatri è stata intensa, sia fisicamente che emotivamente. Maria Pellosio, pediatra e presidente dell'associazione, ha spiegato come si tratti di un percorso di crescita professionale, ma prima di tutto umana. Quando scendono dai barconi, infatti, i profughi sono stremati da viaggi lunghi e pericolosi, mostrano sul corpo i segni di torture, ma ciononostante sono motivati, vogliono un futuro migliore. I volontari erano avvisati con un sms dell'arrivo imminente dei barconi, e si portavano subito verso la banchina, con i medici del Ministero che in primis procedevano con uno screening, per assicurarsi che non ci fossero casi gravi. Poi i migranti venivano fatti sbarcare uno a uno, con le forze volontarie pronte ad accoglierli e fornire un prezioso aiuto.

Come hanno sottolineato i medici, i profughi sono una realtà molto varia, dal momento che si va dalla famiglia distinta della Siria ai ragazzi nigeriani di 20 anni, dalle ragazzine eritree fino alle donne del nord Africa. Ciò che li accomuna, hanno commentato, è il loro desiderio di un futuro migliore, il più delle volte lontano dall'Italia. La maggior parte delle volte sono paesi scandinavi, Germania e Belgio i veri obietti. I loro punti d'approdo. Appena giunti in Italia il loro più grande desiderio è quello di chiamare i familiari, far sapere che tutto è andato per il verso giusto, ma spesso possono passare molti giorni prima che lo possano fare. Giorni in cui i pediatri si danno da fare, per ricevere la più grande ricompensa che si possa desiderare da un bambino, un "felice di conoscerti" che vale più di mille parole.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mano tesa verso i profughi. Rafiki: una lunga estate di aiuti umanitari

VeneziaToday è in caricamento