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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Giudecca

Giudecca: «Un carcere più umano della media, ma il problema italiano resta»

La settimana scorsa una delegazione di Radicali Italiani è stata in visita al penitenziario femminile di Venezia

La visita di una delegazione dei Radicali al carcere femminile della Giudecca è stata l'occasione per fare il punto sulla situazione degli istituti di reclusione italiani. La campagna "Devi vedere" - che invita i cittadini, appunto, a osservare con i propri occhi le condizioni dei penitenziari - ha fatto tappa a Venezia venerdì 19 gennaio. «Abbiamo rilevato una situazione migliore rispetto alla media nazionale - è il commento di Samuele Vianello, segretario di Radicali Venezia -. L'istituto femminile veneziano offre numerose attività lavorative e di volontariato. Non mancano però le criticità di natura strutturale», problema che riguarda tutto il Paese: «La situazione delle carceri italiane è drammatica: il sovraffollamento ha ripercussioni molto serie sulla vita della comunità interna, l'esecuzione penale non è rieducativa ma diseducativa, non riabilitativa ma debilitativa: i tassi elevatissimi di recidiva ne sono la dimostrazione».

Vianello prosegue: «La situazione non migliorerà costruendo nuove carceri, ma realizzando qualcosa di più efficace degli istituti penali, che non infligga sofferenza (e dunque vendetta), ma che reinserisca nella società».

Paolo Ticozzi, consigliere comunale del Partito Democratico, ha partecipato alla visita: «È risaputo che la qualità di una democrazia si può riconoscere dalla qualità del carcere - spiega -. A Venezia siamo al quarto anno di mandato del consiglio comunale e, in tutto questo periodo, il tema del carcere non è mai stato affrontato nelle commissioni. Al contrario, penso che si debba affrontare per capire cosa il Comune possa fare per aiutare il processo di rieducazione delle persone ristrette e garantirne i diritti e il reinserimento nella società».

Ticozzi conclude: «Quella della Giudecca è una realtà ben radicata grazie ai vari progetti sociali e di volontariato, e attraverso i prodotti realizzati dal lavoro delle persone ristrette. La visita mi ha permesso, oltre che di conoscere direttamente una realtà estremamente interessante, di raccogliere sia dal personale che dalle "donne della Giudecca" degli spunti e delle indicazioni di lavoro per migliorare o creare nuovi servizi e collaborazioni tra Comune e carcere».

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