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Cronaca San Donà di Piave

Venerdì i funerali dell'anziana morta soffocata da un boccone: "Ora venga fuori la verità"

Il figlio di Francesca Minardi, la 71enne deceduta nei giorni scorsi durante il pranzo dopo un intervento a San Donà: "Il cibo era consono a una situazione del genere? Chiedo risposte"

Si svolgeranno venerdì, alle 16, nella chiesa di Santa Maria Assunta di Mussetta di San Donà di Piave, la città dove risiedeva, i funerali di Francesca Minardi, la 71enne di origine siracusana (era nata a Pachino) deceduta martedì 9 maggio nell'ospedale cittadino soffocata da un boccone di spezzatino che stava mangiando, come ha determinato il dottor Antonello Cirnelli, il medico patologo incaricato di effettuare l'esame autoptico dal pubblico ministero Rosa Gaetana Liistro: in seguito all'esposto presentato dai familiari della vittima, la Procura di Venezia ha infatti aperto un fascicolo per omicidio colposo iscrivendo nel registro degli indagati sette tra medici e infermieri, tutti quelli presenti in reparto al momento della tragedia o intervenuti successivamente per tentare di salvarla.

Il marito e i figli della vittima chiedono verità, per questo si sono rivolti a Studio 3A, società di patrocinatori stragiudiziali. “Mia mamma - spiega il figlio Corrado, che per la prima volta racconta il suo dramma - da 15 anni era diabetica e in cura nel centro diabetico dell'ospedale di San Donà. Dal 4 al 28 febbraio era già stata ricoverata una prima volta nel nosocomio sandonatese per forti dolori al tallone del piede ed era stata sottoposta a un intervento di dialisi peritoneale. I valori glicemici però restavano sempre molto elevati, oltre il limite consentito, nonostante l'assunzione quotidiana dell'insulina, e quindi il 3 marzo è stata nuovamente ricoverata in Medicina, finché l'8 maggio è stata sottoposta a un'altra operazione di chirurgia vascolare”.

L'intervento non è una passeggiata: la paziente, secondo una nota di Studio 3A, sarebbe entrata in sala operatoria alle 10 del mattino e vi sarebbe uscita alle 16.30. “Quando è uscita era sveglia, tranquilla, abbiamo parlato e scherzato”, continua il figlio, a cui raccomandano al momento di non dare nulla alla madre, neanche da bere. “Potevo solo bagnarle le labbra con una salvietta imbevuta”, prosegue. Grande è stata dunque la sua sorpresa quando, poco dopo le 17, le hanno servito la cena e tutt'altro che leggera: pasta al pomodoro, carne, carote e mela cotta. “Ma siete sicuri che questo cibo è per mia mamma”, avrebbe dunque chiesto il figlio all'infermiera.

Corrado e la sua compagna rimangono al capezzale della signora Minardi fino alle 21.30, chiedono se devono trattenersi anche per la notte, se ha bisogno di assistenza, “ma ci hanno risposto di no, che era tranquilla e sotto l'effetto della morfina per i dolori”. Alle 6 dell'indomani, 9 maggio, il giorno della tragedia, la compagna del figlio passa a vedere come sta la suocera, che però dorme, di un sonno profondo, ma le infermiere la rassicurano: ha passato una notte tranquilla.

“Poco dopo le 10 dal lavoro ho chiamato il reparto di Medicina perché mia mamma non rispondeva al telefono a mio padre, che a sua volta era ricoverato all'ospedale. L'infermiera mi ha detto che mia mamma dormiva profondamente per l'effetto della morfina, che non aveva neanche fatto colazione e che alle 11.30 l'avrebbe svegliata per farla pranzare”. Ma alle 12.50 arriva la prima telefonata choc da parte di un'infermiera, “che mi informava che mia madre stava male. E dieci minuti dopo mi ha chiamato anche il primario per dirmi che si era soffocata con il cibo e che la stavano portando in Rianimazione. Sono corso all'ospedale, ma quando sono arrivato, alle 14, mia mamma era già deceduta”.

“Ora, io mi chiedo come si fa, dopo aver superato tutti gli interventi, a morire soffocati per un boccone che va di traverso in un ospedale, che dovrebbe essere il luogo più protetto e sicuro del mondo? - si domanda il figlio, parole riportate da un comunicato di Studio 3A - E com'è possibile dar da mangiare dello spezzatino, che è un tipo di carne piuttosto dura e non certo facile da masticare, a una persona che ha subito un intervento di una certa importanza da neanche un giorno, che è sotto morfina e che è stata appena svegliata. Cos'è successo tra le 11.30 e le 13 quanto siamo stati avvisati? Nessuno ce l'ha spiegato”. Che sono poi i quesiti posti dal pm al medico patologo, il quale nella sua perizia dovrà chiarire se vi siano stati ritardi e omissioni nei soccorsi, e quindi se la donna si potesse salvare, e se quel cibo fosse compatibile con il suo stato di salute.

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