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Cronaca

Extinction, altri due fogli di via per il blitz del 9 dicembre

I militanti: «La questura ha fatto riferimento a reati già archiviati. Uso spregiudicato di misure del codice antimafia». Per la questura è applicazione della legge. Possibile il ricorso al Tar degli attivisti contro il provvedimento amministrativo

Altri due fogli di via dalla questura di Venezia dopo il blitz del 9 dicembre degli attivisti di Extinction Rebellion, alcuni di loro rimasti appesi "a un filo" (una fune) e sospesi all'esterno del parapetto del ponte di Rialto. Il canal Grande tinto di verde dalla fluoresceina e l'interruzione di pubblico servizio, con il vaporetto Actv fermo per oltre un'ora, per motivi di sicurezza. Tutta al vaglio della polizia l'azione di protesta contro la 28esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Ai militanti, in guerra contro i "vuoti intenti" espressi in quei giorni alla Cop28, erano state notificate lo stesso giorno 27 denunce, emessi 3 daspo urbano e 5 fogli di via dalla città per quattro anni. «Uno era illegittimo - si legge nel comunicato del movimento - Poi ci sono stati ancora alcuni avvisi orali, che sono misure del codice antimafia contro manifestanti disarmati. Adesso, in tempo per le vacanze natalizie, ecco due nuovi fogli di via di un anno, emessi il 23 e il 28 dicembre». Riguardo al provvedimento "illegittimo", si tratta di quello revocato una quindicina di giorni fa a una studentessa di Ca' Foscari, che aveva dovuto presentare l'iscrizione all'Ateneo veneziano per dimostrare che frequenta i corsi. Per altri due ragazzi Gianluca e Dario, sono scattati gli stessi fogli.

«La questura ha fatto riferimento a reati già archiviati da anni - dicono i militanti -. Inoltre, tra i pregiudizi, compare la partecipazione durante il Carnevale 2020 a una manifestazione non autorizzata sul ponte di Rialto. Ma io - dice Dario - non ero presente. Da questo si vede - concludono i due attivisti - l'utilizzo spregiudicato che viene fatto di misure che farebbero parte del codice antimafia contro manifestanti non violenti, con fini repressivi e intimidatori». Da parte della questura, fanno sapere, non c'è alcuna volontà di far del male: si tratta di applicare la legge. Contro queste misure di carattere amministrativo esiste la possibilità di ricorso al Tar, il Tribunale amministrativo regionale. Cosa che i militanti hanno intenzione di fare.

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