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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Gabbiani reali sulle piste dell'aeroporto, l'esperta: «Una presenza costante»

Uno stormo sulle piste per un'ora ha bloccato il Marco Polo. Gli studi di Francesca Coccon, naturalista del Corila, per capire il fenomeno

Uno stormo di gabbiani sulle piste e per un'ora l'aeroporto di Venezia viene chiuso, con dirottamenti, ritardi e disagi che si ripercuotono sull'operatività dello scalo per tutto il giorno. A raccontare come ha dovuto modificare tutta l'agenda degli impegni è stato lo stesso presidente del Veneto, Luca Zaia, che proprio al momento dell'invesione dei volatili era in attesa di atterraggio a Tessera, sopra il Marco Polo, ma non ha potuto mettere piede a terra se non molto più tardi e sbarcando a Trieste. Come spiega la scienza questa presenza di uccelli sulle piste, che più di qualcuno ricorda non essersi mai verificata in questo modo dagli anni '90? «Il gabbiano reale è una specie costantemente presente nei sedimi aeroportuali - spiega Francesca Coccon, naturalista del Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia (Corila), con il dottorato in Scienze ambientali - specie in aree marittime e lagunari, per questo è anche una delle più problematiche per l'alta frequenza degli impatti con gli aerei».

Coccon ha avuto modo di osservare a lungo il fenomeno del bird strike (impatto con i volatili) nel corso della tesi, sia a Venezia che nell'aeroporto di Treviso. «La presenza del gabbiano reale è costante al Marco Polo perché per la specie (quella più presente anche in centro storico) costituisce un'area di appeal: in prossimità delle piste c'è la zona della barena, soggetta a escursione di marea e fonte di approvvigionamento alimentare. In vari casi si è visto come i volatili portino il cibo sulle piste. Ad esempio le cornacchie lasciavano cadere le nocciole dall'alto in modo che il guscio si rompesse più facilmente. O i gabbiani quando piove erano particolarmente numerosi perché le distese di erba intrise d'acqua si riempivano di vermi: approvvigionamento».

Non ci sono al momento dimostrazioni riguardo all'ipotesi del calore sulle piste che attirerebbe gli uccelli durante i cambi di stagione, ma in generale, spiega Coccon, più del 70 per cento degli impatti avvengono sotto ai 150 metri di altezza e durante le fasi di decollo e atterraggio. Gli scali, pur rappresentando un elemento di disturbo notevole, sono di solito attrattivi per la presenza nei paraggi di discariche, allevamenti e campi agricoli: habitat per la sosta, l'alimentazione e anche per la nidificazione. Ecco perché la presenza di uccelli all'aeroporto rappresenta da sempre un rischio. «Enac ha imposto a livello nazionale il monitoraggio faunistico in un raggio di 13 chilometri dal sedime aeroportuale - spiega la studiosa - Più i gabbiani aumentano in numero, più cresce il rischio che impattino con i voli, per questo è necessario agire in prevenzione con il monitoraggio delle aree, sia all'interno del sedime che nel perimetro stabilito». I controlli continui riguardano la consistenza, il periodo dell'anno, le fasce d'orario di maggior presenza (di solito alba e crepuscolo), l'esistenza di zone potenzialmente più critiche per gli impatti con gli aerei. «Per normativa Enac deve riportare tutti i casi d'impatto e i dati delle presenze faunistiche nei report, nel corso dei monitoraggi».

Riguardo alla sospensione dei voli venerdì mattina a Venezia, l'approccio preventivo sembra corretto. «Aspettare che si disperdano e incoraggiare l'allontanamento attraverso le "bird unit control", unità a piedi o in macchina che compiono dei passaggi, è la maniera più efficace - conclude Coccon - visto che la presenza umana è uno dei disturbi più forti. Il "distress call", cioè altoparlanti che emettono suoni registrati di animali feriti o predatori e i "cannoncini a gas" che producono degli scoppi per cogliere di sorpresa gli uccelli, hanno effetto ma a breve termine. Tra i metodi più tradizionali c'è il falconiere, con rapaci addestrati per allontanare le specie ornitiche ma è molto costoso, richiede un lungo addestramento e se lo stormo è di grandi dimensioni non garantisce il successo, specie se i gabbiani sono nel periodo riproduttivo e sono quindi più aggressivi contro i predatori». 

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