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Cronaca

Cvn, debiti per 63 milioni con imprese venete: «Pericolo chiusura, a rischio 1000 lavoratori»

I dati dell'indagine di Ance Venezia sono stati presentati lunedì mattina. Molti gli imprenditori che hanno manifestato preoccupazioni per il futuro, a fronte delle insolvenze del Consorzio

Crediti per 63 milioni di euro. Una cifra astronomica quella che avanzerebbero 15 imprese venete che hanno deciso di partecipare all'indagine di Ance Venezia, impegnata a far luce sull'entità dei crediti che vantano piccole, medie e grandi imprese nei confronti del Consorzio Venezia Nuova. Si tratterebbe solo di una parte dei debiti del Cvn, dal momento che nella realizzazione del Mose sono coinvolte anche società esterne al tessuto imprenditoriale della regione. Alla conferenza di presentazione dei dati di lunedì hanno partecipato, oltre al presidente di Ance Veneto Giovanni Slamistrati e al numero uno della sezione di Venezia, Ugo Cavallin, anche alcuni rappresentati delle imprese che fanno parte del Cvn, tra cui Paolo Merlo per la CCC di Musile di Piave e il geometra Renzo Rossi per la Rossi Costruzioni di Venezia.

Debiti per 63 milioni di euro

"Già nei mesi scorsi avevamo lanciato l’allarme sul mancato pagamento da parte del Consorzio Venezia Nuova dei lavori eseguiti dalle imprese e sugli effetti che questo poteva comportare sul tessuto imprenditoriale locale e anche sull’occupazione - ha dichiarato alla platea il presidente Cavallin - Il nostro poteva sembrare un appello generico e per questo oggi abbiamo voluto dare un contenuto, dei numeri, alle nostre affermazioni". Le imprese coinvolte nell'indagine sviluppano un fatturato annuo di 800 milioni di euro, hanno alle proprie dipendenze circa 1000 lavoratori e avanzano, in totale, 63 milioni di euro.

Preoccupazione per il futuro prossimo

"Sono dati che evidenziano che da un lato stiamo parlando di una struttura economico-imprenditoriale veneziana e veneta di primissimo piano - ha aggiunto - e che, dall’altro, questa struttura è messa a gravissimo rischio di chiusura per effetto di mancati pagamenti di somme astronomiche da parte del Consorzio. Il pericolo chiusura è quindi assolutamente reale".  Molte delle imprese interpellate, infatti, hanno manifestato apertamente la loro preoccupazione per l’immediato futuro, con i lavoratori che sono i primi indiziati a farne le spese. I mancati pagamenti delle imprese esecutrici provocano un effetto a catena che va a colpire anche la filiera dei subappaltatori, dei fornitori, dei professionisti, con un danno economico per l’intero tessuto imprenditoriale locale, non solo nell’ambito stretto delle costruzioni.

Incertezza continua

La maggior preoccupazione di Ance è l'incertezza che continua a persistere anche a seguito di tre anni di commissariamento, con un grosso punto di domanda su finanziamenti, gestione e strategie. "Una sensazione evidentemente condivisa anche dal ministero delle Infrastrutture se poche settimane fa ha ritenuto di nominare un nuovo gruppo di lavoro composto da tre super-esperti per verificare lo stato dei finanziamenti - ha proseguito Cavallin - con il rischio di sovrapposizione di competenze, di stasi e di rallentamenti. Noi crediamo, come cittadini prima ancora che come imprenditori, che sia indispensabile che l’opera sia portata a termine e che non si possa in nessun modo pensare di lasciarla incompiuta. Non si può permettere che un’opera di ingegneria che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di Venezia e del Paese continui ad essere associata esclusivamente alle passate vicende giudiziarie".

'Dare risposte ai lavoratori'

"Sono allarmanti i dati presentati oggi dall’Ance sui debiti di 63 milioni di euro del Consorzio Venezia Nuova verso le imprese venete impegnate nella realizzazione del Mose - scrive il candidato veneziano alla Camera di Liberi e Uguali, Michele Mognato -, perché possono avere una ripercussione disastrosa sui livelli occupazionali. Non mi resta che auspicare che il gruppo dei tre super esperti nominati dal ministero diano risposte in tempi brevi, nel rispetto degli impegni presi. Sono a rischio le imprese e sono a rischio i posti di lavoro nella filiera dei subappaltatori, e in una realtà difficile come la nostra non possiamo permettercelo".

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