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Cronaca Favaro Veneto

Favaro Veneto: aperto nuovo centro di salute mentale dell'Ulss 12

È il terzo della terraferma veneziana, dopo quelli di Marghera e Mestre, in via Miranese. Al proprio interno un ambulatorio per la cura dei disturbi alimentari

È aperto e in funzione il centro di salute mentale dell’Ulss 12 all’interno della sede distrettuale di Favaro Veneto. Si tratta del terzo della terraferma veneziana, oltre a quelli di Marghera e Mestre, e propone al proprio interno anche un ambulatorio specifico per i disturbi dei comportamenti alimentari.

Sono ampi e tutti nuovi come la sede che li ospita, gli spazi che costituiscono il centro: all’ariosa zona di attesa si aggiungono il punto di  segreteria e prima accoglienza, un ambulatorio per la prima visita e la somministrazione di farmaci, quattro studi per i colloqui con i medici e uno spazio riservato all'attività degli assistenti sociali. Un ambulatorio, invece, è specificamente attrezzato e dedicato ai disturbi del comportamento alimentare.

Presentandolo formalmente, Andrea Angelozzi, primario di Salute mentale dell'azienda, propone il nuovo centro come segno anche fisico dello sviluppo della sanità mentale dell’Ulss 12: "Questo nuovo CSM - ha dichiarato - è il punto di riferimento di un’area urbana vasta di circa 70.000 abitanti, e si inserisce pienamente dentro a quest’area urbana, che già vedeva nella sede distrettuale di via della Soia il proprio luogo della salute, e ora trova una risposta ancora più ampia, a coprire un nuovo ambito dell’assistenza e della cura. Potenziamo l’offerta complessiva in Terraferma - ha continuato Angelozzi - con due centri di salute mentale aperti dal lunedì al venerdì e fino alle 16.00 o alle 20.00 a giorni alterni e con il CSM di Via Miranese che non solo assicura l'apertura dalle 8.00 alle 20.00 nei feriali, ma apre ora anche il sabato mattina".

L’apertura del nuovo Centro si inserisce in una riorganizzazione vasta della Salute Mentale dell’azienda. "Abbiamo lavorato puntando non solo sull’integrazione trasversale delle strutture, - ha commentato il primario - ma anche sulla formazione per tutto il personale, superando quindi il modello dell’operatore specifico. Puntiamo al monitoraggio costante delle nostre attività e dei risultati per gli utenti, per non correre il rischio dell’autoreferenzialità. Puntiamo alla socializzazione in contesti normali, sostituendola a quella che si pratica in contesti protetti. Soprattutto, - ha poi concluso - puntiamo a superare il concetto di semplice socializzazione, per introdurre invece tecniche specifiche e validate per la riabilitazione e il reinserimento dell’utente”.
 

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