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Cronaca

Continua l'emergenza profughi: quote sforate, ma i sindaci non collaborano

Tavolo regionale in prefettura a Venezia giovedì mattina sull'accoglienza. Secondo il titolare di Ca' Corner, Domenico Cuttaia, ora le presenza sarebbero superiori a quanto pattuito

La musica non cambia. A livello provinciale, regionale o sovraregionale, sui richiedenti asilo il problema è uno solo: c'è chi ne ha troppi e chi non ne ha nessuno, e quei sindaci che nicchiano non hanno alcuna intenzione di ritornare sui loro passi. Per più di una ragione. Fatto sta che in questo modo in Veneto si sono determinati degli hub (anche se magari non vengono chiamati tali) in cui viene ospitata una grande fetta dei profughi presenti. Soprattutto in strutture demaniali, come l'ex base di Conetta, in cui il livello della tensione in questi mesi estivi è aumentato.

Per discutere ancora una volta su come uscire dall'impasse, giovedì mattina si è riunito il Tavolo di coordinamento regionale per le politiche di accoglienza in Veneto. Il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, ha spiegato che ad ora in regione sono ospitate 10.526 persone, rispetto alla quota spettante al Veneto di 10.477 unità. Giovedì, inoltre, era previsto l'arrivo di altri 50 migranti provenienti da Trapani. La ripartizione tra le Province, in base al criterio della densità demografica, è la seguente: Belluno 505, Padova 1964, Rovigo 556, Treviso 1860, Venezia 1827, Verona 1954, Vicenza 1860. 

Secondo una nota di Ca' Corner, dalla presidente dell'Anci, Maria Rosa Pavanello, è stato assicurato "il massimo impegno dell'associazione per un più ampio coinvolgimento dei Comuni nei progetti Sprar, nonché nell'attuazione delle iniziative finalizzate a impegnare i migranti in attività volontarie a beneficio delle comunità locali". Se ci sono, che siano utili, è il pensiero. Le varie prefetture del territorio proseguiranno, attraverso bandi di gara, la ricerca di posti letto, confidando nella collaborazione degli amministratori locali (che difficilmente però cambieranno posizione). La parola d'ordine è "ospitalità diffusa", ma i numeri descrivono una realtà diversa: fino a questo momento su 576 Comuni veneti, quelli interessanti dalla presenza di profughi sono 206. Meno della metà. 

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