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Incidenti al Redentore: commissione consiliare dopo la morte di Riccardo Nardin

Prevenzione e responsabilità al centro del dibattito. Il padre del 28enne deceduto il 16 luglio scorso: «I veneziani hanno paura, lavorate insieme per evitare altre tragedie». Illustrato il piano di sicurezza

A otto mesi dall'incidente che costò la vita a Riccardo Nardin, 28enne deceduto dopo uno scontro tra la sua barca e una briccola nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2023 (dopo lo spettacolo pirotecnico del Redentore), oggi le commissioni consiliari di Venezia si sono interrogate su come evitare il ripetersi di tragedie simili. Una commissione nata su impulso del consigliere Giovanni Andrea Martini, e che ha visto come ospiti il papà di Riccardo Nardin, Olindo, e il capo della polizia locale Marco Agostini.

L'appello e la risposta

Si partiva dalle considerazioni del consigliere Martini, che ha chiesto quali misure siano e possano essere messe in atto per governare il deflusso dal bacino di San Marco dopo i fuochi, un momento ormai caratterizzato dalla compresenza di centinaia di imbarcazioni. Il confronto che ne è nato è stato lungo e sentito, data anche la rilevanza che la "notte famosissima" continua a rivestire per la vita sociale della città. L'appello di Olindo Nardin ai consiglieri è stato accorato: «Io non sono un politico, non ho colore. Vi chiedo di mettere davanti a tutto Venezia, la sua storia e i veneziani. Non trasformate il Redentore in manifestazione turistica - come sta già accadendo, ha notato Nardin, secondo cui ormai gli stessi veneziani, proprio a causa del moto ondoso e delle mutate condizioni, hanno paura a frequentare la manifestazione - Anche gli agenti della pubblica sicurezza vanno aiutati, anche loro hanno paura». Secondo Nardin, le concause dell'incidente sono tante, in quel tratto non c'è videosorveglianza, ma nessuno ha rispettato i limiti di velocità, altrimenti una conseguenza simile sarebbe stata impossibile: «Il nemico della sicurezza è il moto ondoso. Vi prego, vi supplico, lavorate insieme, chiedete ai veneziani, loro hanno la risposta» ha concluso Nardin.

Nella sua risposta, il capo della polizia locale Agostini ha chiarito di avere diversi dubbi sulla responsabilità del moto ondoso nell'incidente specifico, avvenuto un'ora e mezza dopo il termine dello spettacolo pirotecnico, quindi a deflusso in buona parte concluso, in un tratto del Canale dell'Orfano in cui il limite di velocità era di 11km orari: «L'incidente non è tanto diverso da altri avvenuti in laguna negli ultimi anni». Agostini ha enunciato la massiccia presenza di forze dell'ordine e mezzi per la notte del Redentore, e il deflusso avvenuto senza problemi nel Canal Grande, nonostante le migliaia di imbarcazioni presenti. «Non basta far rispettare le regole, bisogna anche rispettarle» ha chiarito, spiegando che dopo la mezzanotte, di norma, molti conducenti delle barche si trovano in condizioni psicofisiche non ottimali, nonostante l'ordinanza parli di massima prudenza e minima velocità richiesta. Ha  il piano normativo ma anche pratico in cui si agisce («I percorsi non sono gli stessi di 30 anni fa» ha spiegato, sottolineando che l'esperienza pregressa non basta per mettere in campo un piano) e ha detto, ammettendo l'utilità di obbligare ad avere un segnale satellitare Gps nelle barche più grandi, che lo applicherebbe a tutte le barche. 

Paure e proposte

Dai banchi della maggioranza, di concerto con la polizia locale, è stato ribadito che il Redentore sia diventato negli ultimi anni molto più sicuro e ordinato, con l'obbligo di prenotazione del posto, e dunque un calo conseguente dei rischi. I consiglieri hanno esposto diverse proposte per migliorare la situazione, dai velox alle luci ai dissuasori - alcune, secondo Agostini, inapplicabili -, ma la sensazione condivisa dai presenti è che centrale sia l'assenza di consapevolezza su come comportarsi in barca e in laguna. Un comportamento che riguarda soprattutto ma non esclusivamente i giovani, e che solo in minima parte può essere impedito attraverso controlli e sanzioni. L'assessora alla sicurezza Elisabetta Pesce ha spiegato come l'amministrazione, in questo senso, si stia spendendo per programmi di sensibilizzazione e formazione nelle scuole. Di fronte a un problema complesso, in gran parte culturale, soluzioni semplici non sono emerse. «La paura non si alimenta sui fatti, ma sulle percezioni» ha notato Marco Borghi, presidente della municipalità di Venezia, notando come comportamenti poco opportuni si registrino soprattutto da parte di chi non vive la laguna tutto l'anno. L'auspicio è quello di creare un tavolo inter-istituzionale e inter-comunale prima del 15 luglio. «Non c'è dubbio che il deflusso nel Canal Grande fosse organizzato bene - ha spiegato in chiusura Olindo Nardin, tornando a chiedere di lavorare tutti insieme - ma ci sono anche altre arterie. Se non credete a me, parlate con i veneziani, chiedetegli perché non vanno al Redentore». La sfida è evitare che quello che tutti hanno considerato un evento "inaccettabile" non si ripeta più.

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