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Cronaca Santa Croce / Piazzale Roma

Accoltellamento a piazzale Roma, scarcerati i tre arrestati: «Noi intervenuti per difendere il tassista»

Ai domiciliari i tre cittadini bengalesi arrestati dopo la maxi rissa del 30 luglio. Disposta l'analisi sul coltello trovato a terra

«Siamo intervenuti per difendere il tassista che era stato aggredito. Il coltello trovato a terra non era nostro». A parlare sono i tre cittadini bengalesi che erano stati arrestati con l'accusa di tentato omicidio la notte del 30 luglio a seguito di una sanguinosa lite scoppiata a piazzale Roma, a Venezia. I tre, difesi dagli avvocati Marco Zanchi e Gaio Tesser, dopo una prima fase in cui erano rimasti in silenzio di fronte al giudice hanno chiesto alla procura di essere sentiti e, nel corso dell'interrogatorio davanti al pm Fabrizio Celenza, hanno raccontato la loro versione dei fatti. Una versione che ha successivamente portato alla loro scarcerazione. I tre, tutti incensurati, si trovano ora ai domiciliari con la facoltà di recarsi al lavoro.

L'episodio non era stato facile da ricostruire fin da subito per gli investigatori. Tutto era iniziato quando il tassista, un 53enne di Mogliano Veneto, mentre terminava una corsa si era ritrovato a tu per tu con un cittadino tunisino che, visibilmente alterato e con una bottiglia rotta in mano, insisteva affinché partisse con lui a bordo. «Io però avevo già un servizio prenotato e gli ho spiegato che si sarebbe dovuto mettere in coda un po' più indietro - ai giardini Papadopoli - e attendere il primo operatore libero. Quindi è nata una discussione e a un certo punto quell'uomo mi ha colpito con un pugno», aveva raccontato il tassista. Poco dopo, il tunisino sarebbe stato raggiunto da un cittadino kosovaro che, a sua volta, avrebbe colpito con un pugno il 53enne.

È a quel punto che si sarebbero avvicinati i tre giovani bengalesi, di età compresa tra i 23 e i 26 anni, due dei quali avrebbero cercato di difendere il conducente del taxi dagli aggressori, rimanendo feriti a colpi di bottigliate. Il terzo sarebbe rimasto in disparte, secondo quanto ha raccontato. I due ragazzi intervenuti - e anche i presunti aggressori - hanno riportato delle lesioni e, pochi minuti dopo, quando tutto sembrava essere tornato alla calma, la situazione è nuovamente precipitata. Secondo la ricostruzione iniziale, che aveva portato all'arresto dei tre bengalesi, questi ultimi armati di un coltello - poi ritrovato a terra in piazzale Roma - avrebbero raggiunto i rivali vicino a un autobus per vendicarsi. Una versione che, però, secondo quanto hanno detto nel corso dell'interrogatorio non sarebbe verosimile. «Noi non abbiamo visto nessun coltello - hanno spiegato -. Dopo essere stati colpiti a bottigliate noi tre ci siamo divisi: due di noi si sono recati verso un autobus e un altro verso un secondo mezzo. Se avessimo voluto vendicarci saremmo andati tutti insieme». A quel punto uno dei tre si sarebbe trovato per caso nello stesso bus dei rivali: «Sono sceso subito dopo averli visti e loro mi hanno raggiunto per aggredirmi», ha spiegato. Uno dei suoi due amici, nel frattempo, si sarebbe accorto della situazione e, per difendersi, avrebbe preso un mazzo di chiavi dal suo zaino, con un portachiavi a tirapugni, avvicinandosi. Qui sarebbe scoppiata una seconda zuffa, terminata nei minuti successivi con un bilancio sanguinoso: quattro feriti all'ospedale con lesioni da accoltellamento e quattro contusi. I soccorsi e la polizia, arrivati poco dopo - chiamati anche da uno dei tre giovani bengalesi - avevano trovato un coltello in mezzo al piazzale. Una lama sulla quale ora, dopo questo interrogatorio, è stata disposta una perizia che potrà aiutare a fare ancora più luce sull'accaduto. 

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