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Cronaca Carpenedo / Via Alfredo Ceccherini

Le lavoratrici del Novotel scioperano: «Stipendi da fame, non si arriva a fine mese»

Prima giornata di mobilitazione a Mestre da parte delle cameriere ai piani. Adl Cobas: «I tentativi di dialogo con l'azienda sono andati a vuoto»

«A poco più di 8 euro all'ora, con contratti part time, queste persone non riescono ad arrivare a fine mese. Servono migliori trattamenti economici, diritti e dignità». Così il sindacato Adl Cobas riepiloga i motivi della mobilitazione delle cameriere ai piani del Novotel, albergo allo svincolo Castellana della tangenziale di Mestre. Mercoledì 25 ottobre le lavoratrici coinvolte, una trentina, hanno indetto lo sciopero e organizzato un presidio all'esterno dell'hotel.

«Siamo qui davanti dalle 9, con un'adesione totale: oggi nessuna addetta è entrata a fare la pulizia delle camere - riferisce Sergio Zulian, di Adl Cobas -. Finora non abbiamo ricevuto risposta dall'azienda, ma le lavoratrici sono determinate: la paga base di una cameriera ai piani è di 8,16 euro all’ora lordi, un salario da fame fermo al gennaio 2018 perché il contratto nazionale del turismo non è stato rinnovato. Considerando che sono tutte part time, lo stipendio di sicuro non consente una vita dignitosa».

Con il boom del turismo seguito alla pandemia, spiega Zulian, «soprattutto d'estate molte lavoratrici hanno dovuto saltare i riposi e fare ore supplementari». Il Novotel è di proprietà di Accor, grosso gruppo alberghiero europeo con un giro d'affari miliardario: «Fatturati e ricavi sono in aumento nel 2022 e nel 2023 - aggiunge - eppure questo gruppo non si degna di assumere direttamente le cameriere ai piani che puliscono ogni santo giorno le camere: le fa lavorare attraverso il sistema degli appalti. Alcune di loro sono impiegate qui da 15 anni e più, sempre tramite cooperativa».

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A fronte di questa situazione, il sindacato nei mesi scorsi ha fatto una serie di proposte nel tentativo di migliorare gradualmente le condizioni economiche delle addette. «Non pretendiamo tutto e subito, ma serve un segnale. Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo chiesto, pacificamente, un buono pasto giornaliero, un premio di risultato, un bonus per i picchi di lavoro. Nulla è stato concesso, perciò siamo arrivati alla mobilitazione. Restiamo aperti al dialogo, ma finora l'azienda ha mostrato un atteggiamento di chiusura».
 

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