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Cronaca

Cgia di Mestre: i lavoratori in nero nella terraferma sono 20mila

Le stime sono state presentate dal presidente Roberto Bottan. La crisi economica è stata la causa principale dell'aumento del lavoro nero

Sarebbero ventimila i lavoratori a cui non vengono offerte tutele o contributi. A calcolare quanta gente lavora "in nero" è la Cgia di Mestre che, nella giornata di giovedì, ha presentato un opuscolo chiamato “Chi apre chi chiude” che denuncia il laovor nero. Come riportano i quotidiani locali infatti, Roberto Bottan, presidente della Cgia, dichiara che negli ultimi anni il numero dei lavoratori in nero è pressoché raddoppiato, toccando le 20.000 unità. La causa principale sarebbe la crisi economica del Paese ma come spesso accade, ogni scusa è buona per non rispettare i diritti dei lavoratori.

Tra cassaintegrati, disoccupati e giovani laureati senza lavoro, per sopravvivere sempre più persone si inventano un "lavoretto", dalle piccole mansioni casalinghe fino a diventare dei veri e propri abusivi. Bottan inoltre invita e prestare attenzione al numero delle false parrucchiere-estetiste che esercitano abusivamente la professione recandosi direttamente in casa della cliente, che è in costante aumento.

L'abusivismo però è un inevitabile salasso per chi il lavoro, seppur tra mille difficoltà, preferisce farlo in modo onesto. Per cercare una soluzione al problema, da settembre dovrebbe partire un progetto per denunciare il lavoro nero e l’abusivismo. GIà diverse segnalazioni giungono dai tassisti, che si sono ritrovati a fronteggiare dei concorrenti inaspettati. Non stiamo parlando della piattaforma Uber, bensì di ex pregiudicati conosciuti alle forze dell'ordine che piantonano la stazione di Mestre per poi "rubare" i clienti a chi la licenza per trasportare turisti ha dovuto comprarsela a caro prezzo. La Cgia vuole quindi mettere in piedi una campagna di sensibilizazione perchè il lavoro in nero danneggia tutti, in primis il lavoratore.

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