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Mestre Favaro Veneto

Chisso chiede di scontare la pena servendo alla mensa dei poveri

La richiesta al Tribunale martedì mattina: ora è ai domiciliari e dovrebbe tornare un uomo libero a giugno 2016. Il responso nei prossimi giorni

Un po' come per l'ex presidente della Regione Giancarlo Galan, anche un altro "pezzo da novanta" tra coloro che hanno patteggiato nell'ambito dello scandalo Mose chiede l'affidamento ai servizi sociali. Questa la mossa dei legali di Renato Chisso, l'ex assessore regionale alle Infrastrutture finito nel mirino della Procura per il reato di corruzione, i quali hanno presentato ufficialmente la richiesta martedì mattina davanti al Tribunale di sorveglianza di Venezia, cui spetta il compito di decidere le modalità di esecuzione della pena seguente al patteggiamento. Chisso deve assolvere a una condanna di due anni e mezzo ai domiciliari, ma punta a scontare ciò che gli manca per tornare un uomo libero prestando servizio alla mensa dei poveri della Caritas, lavorando per la Fondazione Chiari di via Aleardi. Una realtà che ha sede in centro a Mestre. 

Lo stesso Chisso si è presentato, come riportano i quotidiani locali, visibilmente dimagrito davanti ai giudici. Rispondendo alle domande per oltre un quarto d'ora. Ora la palla passa al Tribunale, che dovrebbe decidere sul da farsi a breve. L'arresto dell'ex assessore ed esponente di spicco di Forza Italia scattò durante quel "famoso" 4 giugno. Il giorno della grande retata.

Fu uno di quelli che rimase in carcere per più tempo, fino al 13 ottobre. Dopodiché ha iniziato a scontare la propria pena ai dommiciliari nella sua villetta di Favaro Veneto. Il conto alla rovescia fino a giugno 2016, quando dovrebbero scadere le misure restrittive, è però già iniziato. In caso di mancato accoglimento dell'affidamento ai servizi sociali, però, Chisso rischia anche di tornare in carcere. Il suo futuro lo si saprà solo nei prossimi giorni. 

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