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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Cannaregio / campo del Ghetto nuovo

Calimani alla cerimonia della Memoria: «No ai riti vuoti, il razzismo va combattuto tutto l'anno»

Il presidente della Comunità ebraica ha invitato a fare i conti con l'eredità del nazifascismo e ad affrontare tutte le forme di discriminazione razziale

«Non credo nei riti vuoti: memoria non è posare una corona di fiori e poi non pensarci più per il resto dell'anno. Noi tutti abbiamo il dovere istituzionale di chiederci se ci siano le premesse perché una Shoah succeda di nuovo». Sono le parole del presidente della Comunità ebraica veneziana, Dario Calimani, che stamattina, 27 gennaio, ha guidato la cerimonia del giorno della memoria in campo del Ghetto. Calimani ha parlato dell'antisemitismo di oggi e di tutti i tipi di razzismo: «Sei milioni di ebrei assassinati per nulla, 246 erano veneziani. Di cosa erano colpevoli? Ci viene chiesto se oggi esista ancora l'antisemitismo: molti direbbero di no, ma invece c'è, più o meno strisciante».

«Dobbiamo chiederci - ha continuato - perché l'Italia fascista è stata antisemita? Evidentemente ci sono state le premesse per renderlo accettabile. E l'Italia non si è presa le sue responsabilità, lo ha fatto di più la Germania. Ma la storia bisogna guardarla in faccia per metabolizzarla, dobbiamo guardarci allo specchio. Tutti abbiamo la responsabilità di farlo. Anche i no vax, che hanno la responsabilità di fare analogie spregevoli con Auschwitz». La società e le istituzioni, secondo Calimani, dovrebbero interrogarsi su «cosa fanno tutto l'anno per combattere il razzismo. Cosa si fa a Venezia, ad esempio, per risolvere il problema degli immigrati che chiedono la carità ai ponti? Non vengono aiutati, vengono lasciati lì fino a rendersi "fastidiosi" ai veneziani. È così che nasce il razzismo». I riti della Memoria, ha detto Calimani, «vanno riempiti di sostanza, altrimenti siamo ipocriti. Potremmo creare - ha concluso - un tavolo stabile di discussione per ragionare su proposte serie nella direzione della lotta all'antisemitismo e al razzismo».

Giorno della memoria 2022, le celebrazioni al ghetto ebraico

Alla posa della corona ha partecipato, in rappresentanza della giunta regionale, la vicepresidente Elisa De Berti, su delega del governatore Zaia che si trova a Roma per l'elezione del presidente della Repubblica. «Col pensiero - ha fatto sapere Zaia - sono presente al campo del Ghetto, davanti al monumento che ricorda i deportati nei campi di sterminio. Nel momento in cui sono chiamato ad esercitare una delle massime espressioni della nostra democrazia - sottolinea Zaia - è ancora più doveroso il ricordo di coloro ai quali sono stati negati la libertà personale e il diritto di vivere». De Berti ha ricordato che «il nostro impegno come istituzione regionale è quello di far sì che le iniziative di questa giornata lascino dei risultati capaci di germogliare come semi nelle coscienze di ciascuno. Uno dei grandi insegnamenti che possiamo trarre da questa giornata e dalla Storia è il rispetto nei confronti degli altri: l’educazione in famiglia e nella scuola sono gli strumenti più potenti per evitare che qualsiasi fenomeno di razzismo, intolleranza e sopraffazione possa mettere radici».

La cerimonia ha coinciso con la posa di 29 nuove pietre d'inciampo a Venezia, cinque delle quali proprio in campo del Ghetto nuovo. All'itinerario, partito da campo Santa Maria del Giglio e terminato a Dorsoduro, ha partecipato la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano. L'intento, ha spiegato, è di «restituire un nome, una voce, l’identità a chi è stato privato della vita e dei sogni nel periodo più buio della nostra storia». Al percorso della memoria hanno preso parte rappresentanti della Comunità ebraica, di enti culturali di ricerca, dell'università Ca' Foscari e della Municipalità. Con le ultime aggiunge, in totale a Venezia si contano 134 pietre d'inciampo.

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