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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Mestre Centro

Il procuratore chiede l'ergastolo per la Busetto, la difesa: "Milly non credibile, assolvetela"

Per l'accusa è realistica l'ultima versione fornita dalla Lazzarini. Gli avvocati difensori: "Troppe le incongruenze nel suo racconto di Milly, perché Monica avrebbe dovuto uccidere?"

Carcere a vita con arresto immediato per Monica Busetto o assoluzione? La sentenza d'appello è prevista per il tardo pomeriggio di venerdì, quando i giudici della Corte d'assise d'appello sono chiamati a stabilire se l'operatrice sociosanitaria del Fatebenefratelli abbia partecipato all'omicidio dell'87enne Lida Taffi Pamio assieme a Susanna Lazzarini, la 53enne che si è autoaccusata del delitto a febbraio scorso. Prima affermando di aver fatto tutto da sola, poi (a luglio) tirando in ballo la Busetto, arrestata a gennaio 2014 e nel frattempo condannata in primo grado. Dopo 2 anni di reclusione in carcere, la confessione di Milly e la riammissione in libertà, sia pure sottoposta a obbligo di firma. Ora la sentenza, su cui peseranno le dichiarazioni fornite dalla Lazzarini due settimane fa nell'aula Bunker di Mestre.

Il procuratore generale Giovanni Francesco Cicero le ha ritenute verosimili: secondo la Lazzarini, la Busetto sarebbe stata nell'appartamento di via Vespucci della vittima e avrebbe partecipato attivamente all'uccisione dell'anziana, dandole il colpo di grazia. Busetto era stata condannata in primo grado a 24 anni e mezzo grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche, oltre alla mancata contestazione dell’aggravante della crudeltà e dei futili motivi. Ora però il procuratore chiede di prendere in considerazione anche le aggravanti, compresa quella della simulazione di reato.

Gli avvocati difensori della Busetto, che a un certo punto si è commossa in aula nel momento in cui il legale Alessandro Doglioni ha sottolineato che l'imputata è una "persona normale che non avrebbe avuto alcuna ragione per uccidere. Aveva un lavoro e una famiglia. Non aveva bisogno di rubare come la Lazzarini". Durante l'arringa difensiva, Doglioni ha passato in rassegna gli elementi a carico dell'imputata. Cercando di smontarli. Se la sentenza di primo grado si è imperniata sulla famosa collana trovata nel portagioie dell'imputata, quest'ultima è stata riconosciuta dalla Lazzarini due settimane fa: "E' stata la prima volta - ha attaccato Doglioni - ma se le fosse stata mostrata un'àncora di un transatlantico la risposta sarebbe stata identica. La traccia di Dna della vittima è infinitesimale, stiamo parlando di 3 microgrammi. Noi non contestiamo i risultati degli esami, ma sosteniamo che ci sia stata una contaminazione. In un lavoratorio scientifico, come quello di Padova, che ha standard inferiori rispetto al Ris di Parma per esempio. In più la Lazzarini ha parlato di maglie ovali, ma quella sequestrata le aveva quadrate. Come mai era pulita? Nessuna traccia di sangue, nonostante sia stata passata solo sotto l'acqua corrente. La collana la signora Pamio l'indossava ogni gorno, possibile che non ci siano sue tracce? E' compatibile solo nel caso in cui la collana sequestrata non sia quella del delitto. Sia invece rimasta nel portagioie di Monica Busetto per anni".

Nel mirino anche la ricostruzione dei fatti resa in tribunale da Milly: "Non è credibile che Monica di fronte a una donna di 90 chili con un coltello in mano non prenda e scappi - ha continuato Doglioni - così come decida di partecipare anche lei all'omicidio. Che si presentino addirittura. La Lazzarini parla di infermiera, ma è perché l'ha letto dai giornali. La Busetto è operatrice socio-sanitaria e non si presenta mai come infermiera. Perché allora non sono state trovate tracce della Busetto sulla porta d'ingresso? E' tutto poco credibile. Come il fatto che a un certo punto Monica sia diventata l'orchestratrice del delitto. Dicendo di non usare i coltelli ma di strozzarla. Sul presunto colpo fatale sferrato dall'imputata, l'autopsia lo esclude. Milly dice che lei ha sferrato colpi talmente forti che due coltelli si sono spezzati. Per sua sfortuna uno è proprio quello di un fendente al collo. Quindi è una contraddizione. Gli interrogatori più veritieri sono i primi forniti dalla Lazzarini - conclude - quelli in cui ha dichiarato di aver fatto tutto da sola. E non aveva avuto il tempo di prepararsi".

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