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Cronaca Chioggia / Sottomarina

Fabio, l'unico rimasto. «Dicevano non preoccuparti, abbiamo visto tua mamma alla finestra»

La testimonianza del figlio più grande non coinvolto nel rogo che ha ucciso a Chioggia i genitori Gianni Boscolo Scarmanati e Luisella Veronese, oltre a suo fratello Davide. Martedì il sopralluogo del nucleo investigativo dei vigili del fuoco. Indagini aperte

«Sono arrivato a casa verso mezzanotte e mezza Ho visto fumo, fuoco dalla taverna della casa dei miei a piano terra e sono corso per andare ad aprire la porta. Non è stato possibile, l'aria era incandescente». Fabio Boscolo Scarmanati è l'unico superstite della famiglia sterminata dall'incendio scoppiato in casa a Sottomarina nella notte tra sabato e domenica. Ha perso la mamma Luisella Veronese di 58 anni, il papà Gianni Boscolo Scarmanati di 63 e il fratello Davide di 27 anni. «Non avevo capito subito che quella sera io ho perso tutto. La gente attorno mi parlava per tranquillizzarmi. “Abbiamo appena visto tua mamma alla finestra. Non preoccuparti"».

Oggi, martedì 26 marzo, dopo la convalida del sequestro da parte del magistrato si torna nell'abitazione per le indagini dei carabinieri e del nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco di Venezia. Per quanto riguarda gli inneschi verranno verificate le apparecchiature elettriche. Ma, spiega il comandante provinciale del Corpo, Mauro Luongo, «faremo verifiche anche visualizzando le immagini delle telecamere per capire la dinamica esterne, la velocità della deflagrazione». L'unico sopralluogo era stato fatto di notte ed era stata vista una stufa, che però era pulita,  non era stata accesa. È possibile che il rogo si sia alimentato poco alla volta per poi scoppiare una volta rotti i vetri delle finestre. Sulle cause ci sono ipotesi, per ora. «Batterie, forse un trasformatore o un caricatore del telefono, qualcosa che fatto una scintilla», ricorda Fabio. 

Tutto è rimasto sotto sequestro. «Sono andato a casa mia a prendere dei vestiti e sono andato via perché io lì non riesco a stare». Fabio sta nel campeggio che la famiglia ha avviato nel 1967, il Lido Smeraldo, che dirige. «Ho ricevuto centinaia di manifestazioni di solidarietà. A Chioggia non c'è anima che non mi abbia scritto e non abbia detto, "se hai bisogno, chiama". Tutte le associazioni mi hanno contattato. Il presidente Ascot, Giorgio Bellemo, il Consorzio Lidi, l'associazione albergatori, per dirne alcune». I genitori di Fabio e il fratello erano conosciute e ben volute.

«Mia mamma seguiva a scuola i bambini diversamente abili. Non perché avesse bisogno dello stipendio: era una cosa che si sentiva di fare lei. Andava ogni giorno, ormai da tanti anni. Mio papà era astatore al mercato ortofrutticolo (faceva i prezzi alle aste) e aveva il mestiere da generazioni, da quando esiste il mercato a Chioggia. Faceva parte della Sico, la più grossa società del mercato di orto-frutta. Mio fratello Davide era tornitore e per il resto del tempo dava una mano in campeggio. Adesso non so come farò. Ci saranno scelte da fare. Intanto penso alla cerimonia, credo sarà dopo Pasqua e spero, come ho chiesto, che venga trovato un grande spazio all'aperto per consentire a tutti quelli che lo desiderano di essere presenti. Intanto ieri ho dovuto fare il riconoscimento dei corpi».

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