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Cronaca Marghera

Zaia: «Quale lockdown? Veneto mezzo aperto. Il tema è sdoganare i dispositivi»

«Molti già ripartiti, è dato di fatto. Ora mettere in sicurezza i lavoratori: togliere l'ordinanza sulla confisca e rendere comprabili le mascherine». Ance come Confindustria: «Riaprire subito»

«La mia impressione è che il 60% delle aziende abbia già riaperto. Lo vedo anche dal traffico e dal tempo che impiego ad arrivare qua, lo vedete anche voi». Lo dice dal punto stampa di Marghera il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, giovedì all'orario consueto, mentre mezzo paese freme per conoscere la data della fine del blocco. «Quale lockdown? Molti sono già ripartiti, è un dato di fatto. Non sono arrabbiato con le imprese. Il tema vero è - dice il governatore - mettere in sicurezza i lavoratori con i dispositivi».

Mercato dei dispositivi

«Continuo a dire al governo, che ha imposto l'ordinanza che prevede la confisca dei dispositivi: ora bisogna pensare ad affrontare il problema. Che sia il 4 maggio o il 14 aprile la ripartenza. Il dato è che ad oggi neppure le aziende riescono a comprare le mascherine sul mercato. Ma se vogliamo far ripartire il paese, la strada è questa - afferma Zaia e aggiunge - Mi auguro prima di Pasqua ci sia una videoconferenza del governo con le regioni in cui ribadirò questa posizione. Certo è che abbiamo ancora il virus nella comunità, 300 persone in Terapia intensiva, quasi 800 morti. Se cade però il divieto della comunità scientifica, bisogna revocare l'ordinanza sulla confisca per lasciar trovare i dispositivi sul mercato che ci sono, perché la sanità in Veneto ha comprato 24 milioni di mascherine».

Europa

Il piano di ripartenza deve iniziare dai dispositivi, per Zaia. Anche se il Veneto, «è già parzialmente aperto; si tratta di riavvire quello che è rimasto di chiuso - e, dice Zaia -  la partita si gioca sul fronte delle mascherine. La riapertura di negozi e imprese è potestà giuridica del governo, ma serve mettere in sicurezza le persone». E sull'Europa il dibattito per il governatore, «è imbarazzante. Spero che l'idea dei 400 miliardi del governo alle imprese e il decreto per la ripartenza siano linee condivise di fatto dall'Europa, che invece non si pronuncia. È come se la Regione avesse rifiutato di affrontare l'emergenza».

Imprese

Ance (associazione nazionale costruttori edili) si allinea a Confindustria intanto: «Riaprire subito». Il presidente Ance Veneto Paolo Ghiotti: «Servono regole certe e tutela della sicurezza» e con le 7 associazioni territoriali viene condiviso l’appello lanciato dagli industriali. «Se il sistema economico non riparte, dai cantieri fermi si passerà alle aziende fallite per Covid-19 - dice Ghiotti -. Ma non possiamo rischiare un nuovo lockdown che metterebbe definitivamente al tappeto la nostra economia. Siamo pronti al dialogo con le istituzioni, le parti sociali e tutti i soggetti coinvolti». Una situazione «pesante» quella descritta: investimenti fermi, cantieri chiusi, burocrazia su burocrazia per la cig (cassa integrazione) e il decreto legge liquidità. «In questa situazione il rischio è che molti imprenditori decidano di lasciare».

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