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Cronaca Marghera / Via Aurelio Nicolodi

Migranti: 5 pullman a Marghera poi la ripartenza per il Veneto

Circa duecentocinquanta persone: tutti uomini giovani da vari Paesi dell'Africa. Sognano di ripartire, fare i calciatori, gli attori, avere il permesso internazionale. Alcuni intanto sono andati nei centri di Padova

Abdullah, Muhammad, Abdul Majeed, Salem e Abu Al-Qasim sono ragazzi sudanesi arrivati giovedì verso le 18 al Porto di Augusta a Siracusa e ripartiti da lì alla volta del commissariato di via Nicolodi a Marghera, venerdì mattina. Erano a bordo dei cinque pullman di migranti giunti a Venezia. I primi arrivi intorno alle 10, poi alle 11 e a mezzogiorno. Una corriera ha portato i minori accompagnati dalla Croce Rossa: qualche decina sulle duecentocinquanta persone trasportate per essere distribuite nei centri di accoglienza in Veneto. Sul piazzale affollato anche i pulmini delle cooperative con le liste fotocopiate dei migranti da portare via. Una sosta breve prima della ripartenza, quanto basta a infastidire i residenti che faticavano a uscire in auto dall'altra parte della strada. «Ancora sta storia? Ma vedete di parcheggiare meglio!». 

I cinque ragazzi del Sudan parlano in francese e uno di loro ha il cellulare. «Whatsapp, whatsapp», dice Abdullah. Memorizzato il numero, si dialoga sulla chat usando il traduttore. «Amo il calcio, questo in fondo è il mio sogno - mi scrive - ma il resto in Italia non mi va. Sto andando in Francia. Sono un centrocampista e voglio giocare. Se ci sono delle possibilità qui, per amore del calcio rimango. Come puoi aiutarmi?» (Foto sotto, gruppo di ragazzi sudanesi).

Migranti sudanesi al commissariato di Marghera

Cocah ha 29 anni e sogna la Norvegia o la Danimarca. È liberiano e ha iniziato a migrare lo scorso gennaio attraversando l'Africa in macchina. Il suo obbiettivo è quello di entrare nella protezione internazionale, poi si vedrà per un lavoro. Sua madre è in Liberia, il padre non ce l'ha più. Dice che per arrivare qui ha dovuto sborsare tremila dollari. Mohammed è seduto in mezzo ad altri e tiene la testa bassa. Non reagisce a un sorriso, ha lo sguardo serio e diffidente. Tiene una borsa di vestiti tra le gambe e indossa un paio di ciabatte di spugna. È andato via di casa nel 2016, dice che da cinque anni non vede i genitori e i tre fratelli, due più grandi e una sorella piccola che ha lasciato a Freetown, in Sierra Leone. Non vuole in prestito il telefono per chiamarli, perché non ricorda il numero. Non ha neanche una loro foto, «lost» (l'ha perduta). (Foto sotto: Mohammed).

Mohammed

«Sono stato in Guinea, in Mali, in Niger, in Algeria, in Libia e per la prima volta in Tunisia da dove sono partito. In barca eravamo in 38 e abbiamo trascorso tre giorni in mare. Siamo arrivati a Lampedusa alle 5 del mattino e poi da lì a Siracusa. Voglio fare l'attore. Viaggiare, visitare l'Europa, l'America e poi mettermi a studiare». Per arrivare fino a qui Mohammed dice di aver fatto tanti lavori. «Ho lavato auto, spazzato strade, ho chiesto la carità. Se ho paura? No, sono tranquillo. Appena arrivati la Croce Rossa ci ha dato cibo, acqua e vestiti. Ora voglio riposare e rilassarmi».

Il gruppo di prima, Abdullah, Muhammad, Abdul Majeed, Salem e Abu Al-Qasim, nel pomeriggio è arrivato a Padova. «Non sappiamo le destinazioni, neppure la questura lo sa se non qualche ora prima», sorride Nello. Lui e il collega, entrambi autisti di una ditta siciliana, hanno guidato uno dei pullman tutta la notte, da Siracusa a Marghera. «Ne stiamo portando tantissimi, in tutta Italia. Questa settimana ho fatto due viaggi - dice Nello - da sud a nord. Siamo centinaia di aziende. Finito il primo trasporto sono sceso con il traghetto: per non farci guidare anche al ritorno ci prenotano l'albergo e poi la nave da Livorno o da Genova. È dura sì, ma a dicembre salutiamo tutti». È arrivata la pensione, spiegano. Ignazio Virzì, operatore del comitato di Siracusa della Croce Rossa, ha 72 anni. «Ho accompagnato venti minori e sette adulti - afferma - Questa settimana ho fatto prima un viaggio a Napoli e ho consegnato un gruppo di ragazzi alla finanza e giovedì sono ripartito per venire qui. Quando ci sono minori la prefettura ci chiama sempre e se possiamo, rispondiamo». 

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