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Cronaca Lido / Alberoni

Mose nel mirino, otto bottiglie incendiarie accese nel cantiere della Mantovani

Il rinvenimento giovedì è coinciso con l'inizio della deposizione di Baita in Tribunale nel processo Mose: "Se gli operai fossero arrivati tardi sarebbe scoppiato un incendio"

L'episodio non può che inquietare, anche se ora come ora tutte le piste rimangono aperte. Dal terrorismo al gesto vandalico. Di certo, però, qualcuno quelle 8 bottiglie incendiarie deve averle posizionate sotto ai mezzi da lavoro che si trovavano all'interno del cantiere del Mose su un'isola aritificiale all'altezza degli Alberoni. Sono stati scoperti, e quindi l'incendio che sarebbe divampato di lì a poco non c'è stato. Oppure i malintenzionati volevano proprio questo: lanciare un avvertimento senza causare danni. Chi lo sa. La notizia nuda e cruda è questa: 8 bottiglie incendiarie sono state trovate già accese sotto ai tre macchinari all'interno di un'area di lavoro della Mantovani.

Attenzione a tempi e date: il ritrovamento giovedì mattina, proprio quando di lì a poco avrebbe preso la parola l'ex amministratore delegato della Mantovani, Piergiorgio Baita. Uno dei grandi accusatori nell'ambito del processo Mose (DETTAGLI). Coincidenza? Presto per stabilirlo. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri del nucleo investigativo di Venezia, coordinati dal procuratore aggiunto antiterrorismo, Adelchi d'Ippolito.

Bottiglie incendiarie nel cantiere del Mose

Le molotov sono state trovate verso le 8 di mattina, all'inizio del turno degli operai. L'isola artificiale è raggiungibile sia via barca, sia a piedi, seguendo il gioco delle maree. C'è una striscia di terra più o meno pronunciata a seconda delle ore. È probabile che gli attentatori siano arrivati nella zona di notte, per non essere visti, ma non ci sono ancora conferme sulle esatte modalità. Non ci sarebbero telecamere nel punto esatto del blitz. "Le certezze che abbiamo - ha dichiarato in conferenza stampa D'Ippolito - è che le bottiglie di plastica rinvenute da un litro ciascuna contengono materiale infiammabile, potrebbe trattarsi di benzina. Se non fossero state spente dagli operai arrivati sul luogo per svolgere le loro attività, ci sarebbe stato un incendio. Tanto più che alcune erano vicine ai serbatoi dei mezzi". Sul posto è intervenuta la sezione rilievi del nucleo investigativo dei carabinieri, ma il materiale sarà inoltrato al Ris di Parma, che si prenderà carico delle necessarie analisi.

I dispositivi incendiari sono stati ritrovati sotto tre macchinari da lavoro appartenenti alla ditta Mantovani e Fincosit. Nello specifico, quattro sotto una pala gommata, due sotto un elevatore che si chiama "merlo", e altre due sotto una gru "gommata". Al momento non ci sarebbe alcuna rivendicazione. "L'esperienza ci dice che in questi casi le rivendicazioni avvengono a distanza di qualche giorno - ha continuato il procuratore aggiunto - non escludiamo che possano essercene nel prossimo futuro. Non stiamo privilegiando alcuna pista, sarà eseguito un sopralluogo per non lasciare nulla di intentato".

Le forze dell'ordine stanno quindi vagliando tutte le possibilità, si indaga anche su possibili connessioni con altri episodi avvenuti in passato sulle linee ferroviarie (come quello dell'anno scorso a Fornase). "Non c'è da preoccuparsi - ha concluso D'Ippolito - Voglio ribadire che la situazione è di assoluta tranquillità, tutte le forze di polizia hanno il radicale controllo del territorio". Gli operai non hanno fatto altro che staccare la parte accesa dello zampirone, evitando così il disastro. E' stata presentata denuncia verso mezzogiorno dell'accaduto ai carabinieri del Lido. Si tratterebbe dell'opera di chi conosce bene le zone del Lido, o comunque che sappia muoversi con disinvoltura.

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