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Cronaca Castello

Monica Busetto riassapora la "sua" Venezia: "La Lazzarini mi ha rovinato la vita" VIDEO

L'ausiliaria del Fatebenefratelli ricorda i 21 mesi di carcere: "Sono stati duri, ma sapevo che sarei uscita. Lei mi ha avvicinato alla Giudecca e mi ha chiesto 'sei quella di viale Vespucci'?

Cosa passa nella testa di una persona quando scopre che finalmente quella cella non sarebbe più stata la sua casa? Non lo si può capire. Bisogna viverle certe emozioni. L'ha scoperto sulla sua pelle Monica Busetto, l'operatrice sanitaria che dopo 21 mesi di reclusione mercoledì ha riassaporato cosa vuol dire camminare per le calli della sua città. A Castello. Prima un mancamento nel penitenziario della Giudecca, tando da dover essere distesa sul letto: "La mia vita me la riprendo così - racconta - facendo la spesa. Andando a testa alta. Nessuno aveva pensato alla mia colpevolezza. Ho ricevuto solo baci e abbracci dalla gente quando mi ha visto. Desideravo tanto rivedere la via città. Stanotte ho fumato una sigaretta in balcone, non c'erano più sbarre".

La donna è stata condannata in primo grado dalla corte d'assise a 24 anni e mezzo di carcere. In attesa della sentenza d'appello, ora ha l'obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Questo sulla base della confessione di Susanna Lazzarini, la 52enne di Mestre che otto giorni fa ha dichiarato non solo di aver ucciso in corso del Popolo l'anziana Francesca Vianello, ma anche, nel 2012, Lida Taffi Pamio, l'87enne strangolata nel suo appartamento di viale Vespucci a Mestre. Modus operandi molto simile e quellla tracccia di Dna su una macchia di sudore che coincide del tutto: messa alle strette la donna ha ammesso. Se n'era ben guardata di farlo quando in carcere si è trovata di fronte Monica Busetto: "Io la Lazzarini l'ho mai conosciuta prima - ha ribadito più volte la donna dal patronato "Don Bosco" di Castello - Non sapevo chi fosse. Lei un giorno si è avvicinata e mi ha detto 'sei quella di viale Vespucci?'. Io ho risposto di sì". 

I loro destini sembravano intersecarsi allora, per una domanda banale. Invece erano concatenati dal 20 dicembre 2012. In quel pomeriggio Lida Taffi Pamio perse la vita. La Procura ora si sta muovendo per omicidio in concorso (mercoledì la prossima udienza), ma Monica Busetto non si scompone: "Sono tranquilla - spiega - io sono innocente. Anche in questi mesi in carcere ho sempre pensato che sarei uscita. Che la verità sarebbe venuta fuori. Mi sono aggrappata alla famiglia e alla fede, mi rifugiavo spesso in uno dei pochi luoghi che pensavo sicuri: la cappella. Pregavo. Facevo volontariato, punto croce, leggevo. La mattina si puliva la cella. Si stava nei corridoi". Quando il pensiero torna indietro a ciò che ha passato, gli occhi diventano lucidi. La voce si arrochisce: "E' stata dura, molto dura - spiega - mi è mancata la mia famiglia. Mio padre, mia sorella. La gente che mi vuole bene". Gli avvocati Stefano Busetto e Alessandro Doglioni sono seduti al suo fianco: "Mi sono stati molto vicini", dichiara la donna. All'inizio della conferenza l'invito a non porrre domande su procedimenti o atti altrui. Gli interrogativi sul processo vengono liquidati con un "siamo fiduciosi su quanto decideranno i giudici, non abbiamo mai cercato scorciatoie. Per noi non sarà finita finché non avremo un'assoluzione".

Quella rabbia che già in precedenza Monica Busetto ha fatto capire di covare dentro (ed è naturale che sia così) rispunta nel momento in cui le si chiede della Lazzarini: "Mi ha rovinato la vita", sottolinea. Con lo sguardo di chi, dopo 55 giorni di isolamento e tre mesi di trasferimento nel penitenziario di Pozzuoli, vuole tornare a una vita normale. Ma sa che sarà una montagna impervia da scalare: "Il  carcere ti resta dentro, me lo porterò dentro. Ma supererò tutto", conclude.

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