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Cronaca

È morto il giornalista veneziano Franco Venturini, cordoglio di Zaia

Da 36 anni giornalista del Corriere della Sera. Iniziò alla redazione romana del Gazzettino, scalando le vette del giornalismo nazionale

È morto mercoledì al Policlinico Umberto I di Roma il veneziano Franco Venturini, uno degli editorialisti più importanti del Corriere della Sera. Aveva 75 anni. Ne dà notizia lo stesso quotidiano di Via Solferino definendolo "principe dei commentatori". Venturini era nato a Venezia il 26 luglio del 1946, figlio di un diplomatico con il quale iniziò a girare il mondo e imparare a parlare cinque lingue. Lo riporta Today

Dopo la laurea in Scienze politiche alla Sapienza di Roma, iniziò a collaborare con l'edizione romana del Gazzettino, poi passa al Tempo, allora diretto da Gianni Letta, e in breve diventa capo del servizio Esteri. Nel 1986 l'approdo al Corriere come corrispondente da Mosca, da dove raccontò la stagione di Gorbaciov, la caduta del Muro di Berlino, la fine della guerra fredda e la nascita della nuova Europa. L'ultimo suo articolo sul Corriere è del 7 marzo scorso. «Mancheranno e tanto la sua competenza mai esibita, lo stile elegante, lo sguardo limpido - scrive Carlo Verdelli su Twitter - Quella di Franco Venturini è una perdita grande per il Corriere e per un certo modo di intendere il giornalismo. Riposa in pace, amico gentile».

«È partito da Venezia e, passando per la redazione romana del Gazzettino, ha scalato le vette del giornalismo nazionale. Il Veneto piange un suo figlio che ha dato lustro a una professione sempre più difficile e sempre più importante, forse mai come in questo momento, informare correttamente la gente, proporre idee e riflessioni. Insomma, fare il bravo giornalista», afferma il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, esprimendo il suo cordoglio per la morte del veneziano Franco Venturini, da 36 anni giornalista del Corriere della Sera.

«Solo il 7 marzo scorso – ricorda Zaia – avevamo avuto il piacere di leggere quello che sarebbe stato il suo ultimo editoriale, dedicato alla guerra in Ucraina, con uno straordinario richiamo alle coscienze e all’intelligenza dei protagonisti e un passaggio di grande profondità nel quale non si sottrae a indicare aggressore e aggredito ma, in nome di una pace razionale e seria, chiede anche che "la Russia che rischia di perdere in Ucraina non va umiliata, va battuta con una pace degna. Questa sua straordinaria sensibilità ci mancherà – conclude Zaia – così come mancherà a tutti i suoi colleghi del Corriere e ai suoi cari, ai quali rivolgo le mie più sentite condoglianze».
 

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