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Cronaca

Mose, Orsoni davanti al Gup: "Ho patteggiato per il bene della città"

Sabato mattina l'ex sindaco si difende davanti al giudice, chiedendo l'archiviazione: "Mazzacurati ha detto solo bugie, c'era il bilancio da approvare"

Udienza cruciale nella cittadella della giustizia nell'ambito del caso Mose. In ballo il possibile rinvio a giudizio di coloro che hanno deciso di affidarsi alla prova dell'Aula, senza chiedere quindi procedimenti alternativi. Tra loro, naturalmente, l'attenzione era tutta concentrata sul ritorno in scena "di persona" dell'ex sindaco Giorgio Orsoni, che come previsto ha fornito delle dichiarazioni spontanee davanti al Giudice per l'Udienza Preliminare Andrea Odoardo Comez. Un quarto d'ora in cui l'ex primo cittadino ha cercato di confutare le tesi della Procura, allontanando da sé quell'accusa di finanziamento illecito ai partiti che lo vede possibile imputato al pari della ex eurodeputata   Lia Sartori. Anche lei in attesa delle decisioni del giudice. Con i due anche l'ex Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva.

L'ex sindaco ha attaccato Mazzacurati respingendo tutte le accuse a suo carico e ammettendo d'aver intrapreso la richiesta di patteggiamento non come ammissione di colpevolezza ma proprio su richiesta della Procura. "Non ho mai ammesso la colpevolezza che ho sempre respinto fermamente mentre il patteggiamento, poi fallito, l'ho affrontato perchè era necessario tornare a guidare la città per le emergenze tra cui quella del bilancio", ha dichiarato Orsoni, che al tempo aveva sottolineato come il tentativo di accordo con i magistrati era "una goccia di sangue, un tributo inevitabile per la città".

Al Gup, l'ex sindaco ha inoltre aggiunto che le dichiarazioni del "grande accusatore", ed ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, non sarebbero credibili. Gran parte del possibile dibattimento in aula, infatti, si impernierà proprio sulle condizioni psico-fisiche di Mazzacurati, ora non più in grado di essere ascoltato dalle parti perché afflitto da una malattia degenerativa. Anche al tempo degli interrogatori condotti dal pool di magistrati della Procura non era nel pieno delle sue facoltà? Gli avvocati difensori degli imputati, se il Gup propenderà per il rinvio a giudizio, sono pronti a dare battaglia.

"Quando il 4 giugno 2014 - ha rilevato Orsoni, riferendosi al momento degli arresti per l'inchiesta Mose - ho letto alcune delle carte che mi riguardavano con le dichiarazioni di Mazzacurati, a caldo, ho pensato addirittura a una vendetta personale per gli atti che da sindaco ho fatto, come la restituzione alla città dell'Arsenale, in aperto contrasto con il Cvn".

Al termine delle dichiarazioni spontanee dell'ex sindaco poi, è stata la volta degli avvocati di Lia Sartori, Franco Coppi e Alessandro Moscatelli, per poi arrivare a Emanuele Fragasso, che rappresenta Maria Giovanna Piva. Anche la risposta dei pm ad Orsoni non si è fatta attendere. Davanti al gup infatti avrebbero detto, secondo fonti qualificate: "Se abbiamo esagerato è stato nel proporre una pena troppo mite per lui. Passaggio, il patteggiamento, che per i magistrati è stato voluto da Orsoni stesso e per il quale 'parlano le carte' che tra l'altro prevedevano che Orsoni si ritirasse dalla politica dando le dimissioni da sindaco cosa che ha fatto sì, ma su pressione della politica". Ora sarà proprio il gup Andrea Comez a dover decidere se procedere con il rinvio a giudizio o meno. L'accordo tra Orsoni e la Procura era stato respinto dal Gup che aveva ritenuto incongrua la multa di 16mila euro a fronte del presunto denaro incassato dall'ex sindaco.

MATTEOLI - Inizialmente l'ex ministro Altero Matteoli era indagato per due distinte dazioni per un totale di 550mila euro. Oggi i magistrato hanno riformulato l'accusa ritenendo che il denaro "faceva parte del medesimo disegno criminoso" di fatto dando una continuità all'azione di Matteoli che non sarebbe intervenuto su più fatti in base a più richieste ma nel segno della continuità di un accordo senza limiti di atti e di tempo. Matteoli, oggi parlamentare, avrebbe intercesso presso il Consorzio Venezia Nuova (Cvn) concessionario unico per la salvaguardia di Venezia, all'epoca dei fatti retto da Giovanni Mazzacurati, affinché, in cambio di denaro, opere ambientali venissero attribuite alla Socostramo di Erasmo Cinque (anch'egli indagato) che non faceva parte del Cvn.  La decisione dei Pm ha portato a riaprire la discussione in aula con repliche previste per lunedì prossimo. Per quel giorno è previsto il giudizio del Gup sulle varie posizioni al centro dell'udienza preliminare. La decisione riguarda nove richieste di rinvio a giudizio davanti al collegio del Tribunale e tre riti alternativi, con un imputato di questi per i quali la Procura ha chiesto l'archiviazione.

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