Banda dei bancomat perde i pezzi, scoperto il nascondiglio del denaro
Sotto una catasta di legno vicino a un casolare di Porto Viro sequestrati 46mila euro. C'erano anche 25 "piattine", un teaser e un ferro da stiro
La banda dei bancomat continua a perdere pezzi dopo gli arresti che hanno portato in carcere o ai domiciliari undici persone responsabili di almeno 42 assalti agli sportelli automatici di Veneto ed Emilia Romagna (con scorribande anche in Toscana). I "capi" erano ben radicati nella Riviera del Brenta, tra Fiesso D'Artico e Camponogara, ma i loro tentacoli si allargavano spesso e sovente sul Rodigino e, più in là, nel Ravennate.
Oltre alle manette, però, il sodalizio ha dapprima visto la distruzione da parte dei carabinieri della compagnia di Chioggia di un carico di esplosivo da cava fatto saltare direttamente nel campo agricolo dov'era sepolto (GUARDA IL VIDEO), poi si è visto scoprire lunedì anche una base logistica dove venivano nascosti i bottini.
A Porto Viro, infatti, in località Ca' Mello, i militari sotto una catasta di legno all'esterno di un casolare hanno sequestrato 46mila euro in contanti trovati all'interno di due contenitori in plastica. Le banconote erano divise in undici buste sottovuoto (casualmente lo stesso numero delle persone arrestate) con tagli da 50 e 20 euro. Alcune banconote presentavano la filigrana stropicciata e i bordi bruciati. Un dettaglio importante, che porta a ritenere con certezza che provengano da degli assalti a bancomat. In un borsa, invece, erano custodite 25 "piattine", le piastre in alluminio su ci veniva inserita la carica di esplosivo da cava.
Per agevolare il lavoro i delinquenti avevano a disposizione una macchina per il sottovuoto, per "confezionare" soldi e piattine evitando deterioramenti e un ferro da stiro per rimettere in sesto i contanti stropicciati dopo le esplosioni. In uno dei fori del vapore c'era un frammento di una banconota da 20 euro. A "condire" il tutto uno storditore elettrico e due passamontagna neri.
