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Cronaca

Bufera Mose, le reazioni dei politici agli arresti di Orsoni e Chisso

Dopo che l'indagine sui fondi neri per la costruzione della barriera contro l'acqua alta è arrivata fino ai piani alti di Ca' Farsetti, era inevitabile la replica dei principali partiti e dei protagonisti della politica locale e nazionale

Terremoto in laguna martedì mattina, con i 35 “arresti eccellenti” in merito all'inchiesta sulla realizzazione del Mose. Dopo che le Fiamme gialle hanno bussato alla porta del sindaco Giorgio Orsoni e dell'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, sono state inevitabili le risposte della politica allo scandalo. Da Venezia a Roma, tra telegiornali e social network, ecco come hanno reagito membri di maggioranza e opposizione.

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LE REAZIONI – Raggiunto dai microfoni di Skytg24, anche l'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha espresso, in poche e drammatiche parole, il suo stupore per quanto avvenuto martedì mattina: “È uno sconquasso politico” ha detto il precedente primo cittadino lagunare di fronte ai giornalisti dell'emittente satellitare. Sconforto e tristezza sono, ad esempio, anche i punti centrali della replica di Sandro Gozi da Agorà su Raitre, sottosegretario alla presidenza del consiglio, del Pd: “Nel momento in cui noi stiamo facendo uno sforzo profondo per il cambiamento del Paese e in cui c'è finalmente una nuova generazione al governo, fa un male terribile essere sempre ripresi da un passato e da un sistema che non passa: noi cerchiamo di andare avanti e ogni volta siamo tirati giù da un passato che non passa. Queste inchieste hanno origini passate e vedono sempre coinvolti personaggi di un'altra fase politica. E comunque, anche se l'inchiesta arrivasse a verificare l'innocenza di tutti quanti, assolutamente possibile visti gli arresti per ora di custodia cautelare, tutto ciò fa un male terribile all'umore e al clima collettivo, che avremmo invece bisogno di avere positivo. Ogni volta siamo presi da questa palude di inchieste giudiziarie, ma raddoppieremo i nostri sforzi perché è ancora più evidente che in Italia c'è bisogno di cambiamento”.

L'ELENCO DEGLI ARRESTATI, TRA DOMICILIARI E CARCERE

LA REPLICA DEI DIFENSORI DI GIORGIO ORSONI

IL PARTITO DEMOCRATICO DI VENEZIA -  "Le notizie che, in queste ore, si stanno rincorrendo rispetto agli sviluppi dell'inchiesta legata a presunte tangenti e operazioni di finanziamento illecito, feriscono profondamente Venezia e tutto il nostro territorio - dichiarano il segretario metropolitano del PD, Marco Stradiotto, e il segretario cittadino, Emanuele Rosteghin - Siamo certi, in questo senso, che la Magistratura sarà in grado di svolgere il proprio compito fino in fondo e, anche, a distinguere con fermezza le diverse presunte responsabilità che restano individuali. Il Partito Democratico ha sempre denunciato con determinazione, e ad ogni livello, qualsiasi operazione che non rispecchiasse pienamente i criteri di massima trasparenza e che non fosse ispirata alla massima legalità. Oggi, anche indipendentemente dalla conclusione dell'inchiesta, dobbiamo rilanciare con determinazione la nostra vocazione ad una profonda azione di rinnovamento già iniziato della politica e del nostro Paese: dobbiamo portare avanti un messaggio di concretezza e di "salute pubblica" ai cittadini che già vivono un momento di difficoltà anche partendo da una profonda revisione degli iter autorizzativi,  delle verifiche e dei controllo delle cosiddette "grandi opere”.

DALLA PROVINCIA - Anche la reazione della presidente della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto (Lega Nord), esprime tutto lo stupore e lo sconcerto per quanto accaduto all'alba di martedì: "Sono rimasta esterrefatta per quanto accaduto, e prendo atto che c’è un’indagine in corso. Mi colpisce soprattutto da un punto di vista umano, perché si tratta di persone che conosco bene, e mi auguro che tutto si possa risolvere nel migliore dei modi per loro e per le loro famiglie, e - conclude Zaccariotto - anche nell’interesse dei cittadini e della città di Venezia"

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SALVINI - Secca la risposta del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che sempre davanti alle telecamere della Rai ha voluto puntare il dito solo sui responsabili: “Se ci sono corruzione e riciclaggio intorno a costruzione del Mose paghino i colpevoli ma non si criminalizzi il Veneto. Chi ha sbagliato paghi”.

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EXPO E BALLOTTAGGI - Pragmatico invece Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi, che ha parlato anche degli imminenti ballottaggi: “Non possiamo ancora dare una lettura politica. Mi auguro che i magistrati abbiano agito con tutte le tutele del caso, visto che siamo anche alla vigilia di importanti ballottaggi in tutta Italia". L'europarlamentare e consigliere politico di Forza Italia ha continuato così la sua dichiarazione: "Come fu per l'Expo prima delle Europee, inchieste come queste stanno piombando in tutta Italia. Io di tutto ciò non ne ho nessuna consapevolezza: se qualcuno ha rubato, la magistratura faccia serenamente il suo lavoro fino in fondo, e speriamo che ripulisca l'ambiente il più possibile, vale per il Mose e ancor più per l'Expo. Si tratta tra l'altro di due operazioni con grande visibilità anche all'estero, motivo per cui spero che la magistratura abbia ponderato bene quanto sta facendo, perché se c'è qualcuno che ha fatto i propri interessi è giusto che vada in galera e ci vada il prima possibile. Ma è altrettanto evidente che queste operazioni minano quasi la nostra credibilità di sistema Paese in un momento già difficile”.

L'INTERROGATORIO DI MAZZACURATI

SUI SOCIAL NETWORK - Chi questa mattina non si trovava davanti a una telecamera ha comunque commentato l'accaduto mettendo mano al telefono o al computer: su Twitter si leggono i messaggi di Laura Puppato, senatrice del Pd, che sul social dell'uccellino scrive: “L'attesa notizia è arrivata, non credevo Orsoni nel mazzo”; il consigliere comunale di “In Comune”, Beppe Caccia, ha a sua volta twittato la sua opinione, approfittandone per lanciare l'ennesima stilettata: “Adesso basta col sistema grandi opere-affari-politica”.

PARTE CIVILE - “La maxi retata per corruzione e riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del Mose scattata all’alba di oggi purtroppo non ci sorprende, ma ci dà la conferma che quando si tratta di metter mano ai soldi dei cittadini non esistono colori né schieramenti politici – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – E dal momento che stiamo comunque parlando di un’opera pubblica che ha cambiato per sempre i connotati del nostro territorio, quale sarà l’entità reale del danno anche questo probabilmente lo sapremo presto, come associazione per la difesa dei consumatori valuteremo in queste ore la possibilità di costituirci come parte civile”.

DAI SINDACATI - Anche da Roberto Montagner, segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Venezia, arrivano parole pesanti su quanto accaduto in laguna: “Questo cancro deve essere estirpato per rendere Venezia una città pulita sotto il profilo istituzionale e morale perché senza queste prerogative essa non può accrescere il proprio prestigio e conquistare posizioni di eccellenza in Italia ed in Europa. Si devono mettere in atto misure preventive a partire da quelle che garantiscono trasparenza e legalità negli appalti. Questa vicenda non può però in alcun modo paralizzare la vita cittadina, ingessando questioni della massima importanza per il futuro del lavoro (a partire da Marghera), per l’aggiustamento dei bilanci comunali (a partire dal Casinò), per la vita di centinaia di famiglie (a partire dall’assistenza domiciliare). La Cgil – continua quindi il comunicato stampa - si appella al presidente del Consiglio ed al ministro per lo Sviluppo Economico affinché sia data immediata continuità al confronto in atto ed agli impegni delle istituzioni su questo versante. I lavoratori, che stanno soffrendo gli effetti pesanti della crisi, non devono pagare altri prezzi a causa dell’uso distorto della “cosa pubblica” che già li vede defraudati come cittadini”.


SUBITO AI RIPARI - “La politica non si può girare dall'altra parte, come ha fatto in passato”. Così il capogruppo regionale di Italia dei Valori Antonino Pipitone, ha invece commentato gli arresti. “Come abbiamo sempre detto – aggiunge il politico IdV – il Veneto non è immune dalle nuvole che si addensano su progetti milionari e intrecci tra mondo degli affari e della politica. L'anno scorso, quando esplose il caso Mose, dicemmo che si scorgevano all’orizzonte i prodromi di una tangentopoli veneta. E chiedemmo al presidente del Consiglio regionale di convocare una seduta straordinaria sulla questione. Ora ribadiamo questa richiesta, preoccupati più che mai. È giunto il momento di tracciare una linea. La nostra politica faccia chiarezza subito, non si rifugi nel silenzio”

CINQUE STELLE FURIBONDI - “Il Mose è solo la punta di un iceberg”. Le dichiarazioni dei parlamentari del Movimento 5 Stelle sono subito arrivate, e non risparmiano nessuno: “Gli arresti di martedì confermano che in Veneto vige un circuito perverso e corrotto nell'assegnazione degli appalti per le grandi opere. Un sistema che, come nel caso dell'Expo, coinvolge il mondo politico di destra e di sinistra riproponendoci, dopo oltre vent'anni, gli orrori di una nuova Tangentopoli. Quello di oggi è l'ennesimo terremoto giudiziario, per questo torniamo a chiedere che si faccia luce su tutte le grandi opere avviate in Veneto attraverso un giro di appalti e una spartizione di soldi pubblici che noi, cittadini e comitati veneti, denunciamo da anni. Auspicando che il Parlamento si esprima quanto prima per dare l'autorizzazione a procedere all'arresto nei confronti dell'ex ministro Galan, chiediamo inoltre - concludono i parlamentari pentastellati - che il ministro Lupi riferisca in tempi rapidi sull'attuale stato delle commesse degli appalti veneti”.

GLI ALBERGATORI VENEZIANI - Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori, interviene sugli arresti effettuati in seguito all’inchiesta Mose: “Premesso che bisogna sempre attendere la condanna definitiva perché in Italia esiste la presunzione di innocenza, oggi è un giorno triste per tutta la città il cui nome esce infangato - afferma - È il momento in cui la classe dirigente politica locale deve prendere atto di un cambiamento e procedere ad un rinnovamento che salvaguardi quanto di buono è stato fatto fino ad ora, ma che rinnovi profondamente il modo di governare la città. Necessitiamo di volti nuovi, onesti e puliti, ma soprattutto che abbiano già dimostrato la loro competenza. Niente avventurismi, niente salti nel vuoto. Sono convinto che tutti insieme riusciremo ad uscire dal fango che ha ricoperto la nostra Venezia".

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